4 figli adottati in 90 mq

Sono romani. Hanno 42, 44, 13, 11, 9 e 6 anni. Due genitori, nel pieno della fatica di crescere ragazzi già grandicelli; e quattro fratellini, con ricordi ancora vivi delle origini. Si chiamano Carlo ed Enza Del Corona, coppia che nel febbraio 2010, con la mediazione di Ai.Bi., accolse in casa quattro fratellini boliviani (tre femmine, un maschio). Li abbiamo intervistati: ne esce la fotografia di una famiglia inizialmente impaurita di accogliere una fratria, oggi entusiasta di vedere sempre nuova gioia sui volti dei figli; gioia a stento contenuta in appena 90 metri quadri di appartamento.

L’inizio non è stato dei più facili. Enza dipinge il quadro di una maturazione interna alla coppia, avvenuta in itinere: «Era difficile, pensare di accettare quest’idea che fossero in quattro. Già allora, le nostre due figlie più grandi ricordavano la loro famiglia d’origine e ancora oggi il confronto continuo con il loro passato crea difficoltà. Ma sicuramente erano bambini che non potevano essere divisi. Piano piano, dalla prima domanda fino alla decisione finale, le nostre idee si sono evolute. Oggi vivono serenamente, forti l’uno della presenza dell’altro».

«Tanti anni vissuti nel loro nucleo familiare hanno fatto sì che la maggiore, Sandra, fosse divenuta il punto di riferimento dei più piccoli – prova a spiegare Carlo –. I primi tempi, quando andavamo a fare acquisti, era a Sandra che tutti facevano vedere le scarpe nuove. Sandra era bambina e mamma allo stesso tempo».

Bambine fuori da ogni schema d’anagrafe, precocemente grandi ma, al tempo stesso, con un bisogno d’affetto simile ai più piccoli. L’adozione è l’evento che ha mitigato la loro contraddizione. Chiediamo a Enza e Carlo che cosa direbbero ai genitori in procinto di adottare fratelli già grandi. «Le cose vanno da sole – risponde Enza –. Durante l’interazione con i bambini, sono loro stessi a farti capire di che cosa hanno bisogno. Noi due, ci stanno ripagando tantissimo di tutta la paura iniziale e dell’enorme fatica quotidiana di limare i loro comportamenti».

«Vorrebbero avere qualsiasi cosa – interviene Carlo –. All’inizio eravamo stati avvisati dal Direttore dello hugar, che ci intimò: “Molta comprensione, ma nessuna compassione. Altrimenti, vi mangiano!”. E aveva ragione! La prova è stata, per me, lasciarli liberi di mettersi davanti alla televisione e vedere che cosa poteva succedere. Sarebbero andati avanti così per 24 ore».

Chiediamo infine di dirci come vedono il loro immediato futuro di famiglia. «Faticosissimo. Ma ci ripagheranno», è la convinta risposta di entrambi. «Dopo due anni insieme, vedo che mi abbracciano, a volte mi emoziono con le lacrime – arriva a dire Carlo –. Ci sono momenti di difficili, ma poi penso: guarda la loro gioia. Un giorno stavo osservando Giosuè, il piccolino, di nascosto, che girava in bicicletta. L’ho sentito dire: “Ah, che bello stare qui!”. Proprio Giosuè, l’altro giorno, è venuto a dirci:” Papà, mamma. Ho bisogno di due fratelli. Con tre sorelle non ce la faccio più”!».

«Rifarei tutto», è il suggello che entrambi pongono sul più bel dono della vita: i figli. In 90 metri quadri sono riusciti a non avere problemi di spazio: vivere più vicini, seppure un po’ sacrificati, fa sì che nasca in ognuno il rispetto e porta l’uno verso l’altro. In bocca al lupo, famiglia Del Corona.