Adozioni in Congo. Coppie adottive costrette dalla CAI a firmare dichiarazioni false. Poi il silenzio più assoluto sull’ arrivo degli 83 bambini

genitori rdcCorse notturne, rischi di incidenti, fantomatiche “carte importantissime” e dichiarazioni false. Tutto ciò per finire poi, incredibilmente, nel silenzio più assoluto. È quanto hanno dovuto affrontare, nella serata del 21 aprile, decine di coppie italiane che hanno adottato 83 bambini nella Repubblica Democratica del Congo e che da quasi 1.000 giorni attendono di poter abbracciare i loro figli.

Ma mentre i piccoli sono ancora confinati negli istituti congolesi, i loro genitori continuano a dover fare i conti con una modalità di gestione della situazione quantomeno “discutibile” da parte della Commissione Adozioni Internazionali. La quale, questa volta, è giunta addirittura a far firmare alle coppie delle dichiarazioni palesemente false.

Ma ripercorriamo i fatti che hanno visto 160 tra mamme e papà vivere una serata e una notte a dir poco turbolenta. Nel pomeriggio del 21 aprile, con una serie di telefonate perentorie, le coppie vengono avvisate dalla Cai di doversi recare a Roma immediatamente, senza fornire particolari spiegazioni sulle ragioni di quella motivazione. I genitori partono sapendo solo di dover andare alla sede della Commissione, per firmare delle “carte importantissime”. Così, 80 coppie partono da ogni parte d’Italia, lontane anche 600 chilometri dalla Capitale: Trento, Brescia, Milano, Lucca, Napoli, Matera, Brindisi…. Tutti in macchina, perché ovviamente, visti i tempi ristrettissimi, nessuno ha modo di prenotare treni o aerei. Arrivati a Villa Ruffo scoprono che le “carte importantissime” sono in realtà una delega per la consegna di alcuni documenti a un incaricato della Cai.

Il tutto corredato da una dichiarazione, redatta in francese, secondo la quale “per motivi familiari e di viaggio” le coppie non potrebbero andare personalmente in Congo a prendere i loro figli. Niente di più falso, evidentemente. Come è facile immaginare, infatti, dopo 3 anni di attesa, questi genitori in Congo ci sarebbero corsi anche a piedi.

A breve, tra l’altro, le coppie scoprono che quella corsa notturna a Roma era completamente inutile. “Sappiamo che un ente ha fatto firmare le deleghe nella propria sede – spiegano le coppie riunite nel Comitato Genitori Rdc -. E ci risulta che coppie si siano recate presso gli uffici pubblici della propria città per firmare questi documenti davanti a un pubblico ufficiale. Ha senso mettere in strada, per un’intera notte, coppie di futuri genitori con rischio di incidentalità sicuramente più alto, mentre ad altri è stato concesso un trattamento diverso?”.

Siamo davanti, insomma, all’ennesimo episodio di totale malfunzionamento della Cai, “un’istituzione che dovrebbe essere al servizio del cittadino” e che invece tratta in questo modo i genitori adottivi. Nessuna delega preparata per tempo o inviata via fax, ma piuttosto avvisi alle coppie su possibili conseguenze irreparabili in caso di mancata presenza nei suoi uffici. Prima di ripiombare nel completo silenzio.  Da quel giorno, infatti, i genitori non hanno ricevuto più alcuna informazione sui tempi previsti per l’arrivo in Italia dei loro figli. Firmati i documenti, se ne sono tornati a casa, senza bambini e senza alcuna notizia di loro. Così, i genitori in attesa continuano ad attendere…

 

Fonte: Vita