Perché nell’adozione internazionale un bambino viene definito grande “sopra i 6 anni”?

Buongiorno Ai.Bi.,

sono un’aspirante mamma adottiva all’inizio del suo percorso per l’adozione internazionale. Come la maggior parte delle coppie, anche io e mio marito sogniamo ovviamente di poter accogliere un bambino piccolo da crescere fin dai primi anni della sua vita. Ma questo non ci rende chiusi alla possibilità di adottarne anche uno un po’ più grande: siamo consapevoli, del resto, che i beneficiari dell’adozione debbano essere i bambini e non i genitori e che soprattutto i più grandi sono quelli che più difficilmente riescono a trovare una famiglia. Non nascondo però che l’accoglienza di un bambino non piccolo ci preoccupa un po’. Per questo, prima di dare la nostra disponibilità in merito, vorremmo capire in base a quali criteri i minori adottabili vengono suddivisi tra piccoli e grandi? Solo anagrafico o ci sono altri aspetti che vengono tenuti in considerazione?

Valentina

 

 

TRASFORINI 400 286Cara Valentina,

l’immagine associata alla parola “bambino” per chi si approccia alla genitorialità inizialmente non può che avere le sembianze di un paffuto neonato o di un piccoletto che tende le manine e ha bisogno di essere nutrito, vestito e coccolato. L’approccio all’adozione implica però un lavoro di ristrutturazione di questo immaginario, che prevede la maturazione di un approccio profondamente differente, nel quale non è più il bambino “che nasce dal genitore”, ma è il genitore “che nasce dai bisogni del bambino”. Pertanto l’idea di adottare i bambini più cresciuti non può che essere vissuta inizialmente con fatica.

Per definire quando un bambino è piccolo o grande si potrebbe fare riferimento alle fasi di sviluppo psico-fisico, allo sviluppo di abilità cognitive e di autonomia e tutto questo va poi parametrato con le esperienze di vita, di attaccamento a figure di riferimento, traumi e così via.

La grande suddivisione che talvolta tranquillizza le coppie è “sotto o sopra i 6 anni”, età che sembra essere percepita come confine tra un bambino con il quale tutto è ancora possibile e un bambino “già formato”. Questo è in parte vero, ma la complessità va ben oltre.

I bambini vissuti in condizioni di deprivazione e di disorganizzazione vivono uno sviluppo meno lineare dei coetanei che hanno invece sperimentato un attaccamento sicuro e una corretta risposta ai loro bisogni. Ciò che fa la differenza nell’adozione è quella forma di amore consapevole e di senso reciproco di appartenenza che permette quindi al bambino di sentirsi amato e importante, trovando nella sua famiglia quel luogo sicuro dal quale ripartire per affrontare il mondo.

Pensando alle adozioni di bambini grandicelli, emerge come la maggiore capacità di comunicazione, seppure in un’altra lingua, e di comprensione già sviluppate predispongano il bambino ad avere una propria idea di coloro che diventeranno mamma e papà e ad avere capacità di elaborazione di quanto gli sta accadendo e aumenta nelle coppie la paura “di non piacere”. Il messaggio che un bambino al primo incontro deve ricevere è quello di essere atteso, pensato, di sentirsi sicuro, di avere delle braccia pronte ad accoglierlo, ma sempre rispettando i suoi tempi e la sua capacità di dare confidenza. Questi bambini sono abituati a vivere in un sistema molto organizzato che non può tenere conto delle esigenze specifiche del singolo e pertanto devono essere accompagnati a scoprire chi sono mentre si avvia il processo di attaccamento e di reciproco adattamento.

Vorrei soffermarmi nello specifico sulla lingua. Conoscere un altro idioma è un valore inestimabile. Se anche il bambino mostra la volontà di mantenerla, non opponiamoci, ma lasciamo che le loro radici culturali continuino a vivere e a crescere. Sono e saranno per tutta la famiglia un grande dono e un meraviglioso arricchimento. Avviciniamoci a loro con il cuore e con grande umiltà, coraggio, decisione e rispetto e soprattutto con la consapevolezza di essere una nuova famiglia.

Un caro saluto,

 

Lisa Trasforini

Psicologa e Psicoterapeuta di Ai.Bi.