Adozioni: mentre Obama si muove, Riccardi che cosa fa?

L’America deve adottare di più: settimana scorsa Barack Obama, il Presidente in carica degli Stati Uniti, ha rilasciato dichiarazioni a favore di nuove campagne pro-adozioni. In Italia, a un mese dal conferimento dell’incarico, il Ministro e Presidente della Commissione Adozioni Internazionali Andrea Riccardi non ha fatto ancora sentire una voce specifica a riguardo, pur nella costante affermazione di voler far ripartire l’adozione in un contesto di cooperazione internazionale. A fronte di una calda accoglienza (Riccardi è Presidente della Comunità Sant’Egidio e studioso sensibile alle tematiche sociali) emerge nel mondo dell’adozione il dubbio che il nuovo Ministro voglia preparare un’agenda concentrata sulla sola cooperazione.

Dato il livello di consensi di cui Riccardi gode, non si comprende la ragione di tanta attesa. Il rilancio di Barack Obama si presenta quanto mai opportuno per la sorte dei piccoli abbandonati del pianeta nonché per il settore dell’adozione: gli Stati Uniti sono in forte calo per quanto riguarda le adozioni internazionali, nel 2011 i 9320 ingressi di minori dai paesi esteri sono stati il 26% in meno rispetto al 2010. «Promuovere l’adozione e sostenere le donne incinte e le madri», è il richiamo di Obama: l’America gode di un sistema più flessibile del nostro, considerato che l’adozione diretta (o adozione in pancia), legale negli Stati Uniti, mira proprio a difendere i nascituri di giovani donne incinte e di ragazze madri. Obama è stato capace di alzare la voce, attirandosi anche le critiche della sua parte politica (le opinioni dei democratici americani sui dibattiti pro-vita non sono affatto scontate): avrà voglia Riccardi di fare altrettanto?