Ai.Bi. promotrice di pace in Kosovo

È calma apparente in Kosovo. Solo pochi giorni fa, il 27 ottobre, la popolazione alzava un lembo della cortina di barricate, sorte spontaneamente a nord, al confine con i serbi, per lasciar passare una squadra d’intervento NATO. Secondo le notizie diffuse, l’aria che si respira è di calma tesa. Un silenzio caricato a proiettili. Il gelo tra Kosovo e Serbia scoppiava quest’estate, a causa dell’embargo, pronunciato a luglio da Pristina, a svantaggio delle merci serbe. Mentre gli adulti si trincerano dietro silenzi e prove di dialogo, i bambini, abbandonati per lo più per conseguenze di maltrattamenti e abusi in famiglia, sono esposti alla massima vulnerabilità. Esiste poi una percentuale di bambini stranieri, soprattutto albanesi, abbandonati alla strada, che continuano a cadere nelle mani del crimine organizzato e imparano la malavita.

Grazie ad Ai.Bi., i bambini abbandonati fanno esperienza dell’accoglienza e dell’affido. In collaborazione con il Ministero locale del Welfare, Ai.Bi. è in Kosovo per invertire la tendenza e creare occasioni di pace. È al lavoro in tre centri, contrastando la deriva dei minori fuori famiglia e la leva dei boss. Il Dipartimento del Ministero, che ha incarico di monitoraggio sull’affido in territorio nazionale, ha rinnovato il consenso a firmare con Ai.Bi. l’accordo di collaborazione sull’affido familiare, attualmente in corso. Il nuovo accordo avrà carattere biennale, con durata dal 30 settembre 2011 fino al 30 settembre 2013. Un segno della fiducia che Ai.Bi. ha saputo conquistare in Kosovo, stando al fatto che l’accordo, che mantiene la collaborazione in materia di affido, era finora di carattere annuale, con possibilità di proroga. Muhamet Gjocaj, dell’Ufficio Direzione del Dipartimento e Fitore Rexhaj, coordinatore per adozioni e affido, e hanno confidato preoccupazione per la sensibilità delle famiglie di Pristina in campo di affido.