«Noi, tre sorelline e la paura di perderle per un cavillo»

«Ci avevano avvisati: se il tribunale brasiliano ci avesse affidato le bambine, altri enti italiani avrebbero avuto 10 giorni per fare ricorso. Ed è andata così. Dopo avere ottenuto idoneità, le coppie si iscrivono a un’associazione per l’adozione internazionale ed entrano in una lista d’attesa, dove noi eravamo più o meno ultimi. Nonostante questo i giudici brasiliani hanno scelto noi».

Così raccontano Emanuele e Sabrina S., oggi genitori adottivi di S., G. e V. (12, 5 e 1 anno e mezzo), arrivate a Milano nell’agosto 201 dopo una specie di battaglia  tra due associazioni che si occupano di adozioni. «Nonostante fossimo stati scelti, qualcuno ha cercato di far prevalere la priorità cronologica. Quando abbiamo saputo che la procedura era sospesa, abbiamo congelato i sentimenti e temuto di dover ricominciare da capo». Ma le bimbe sono arrivate, lasciando per sempre il centro minori in Brasile.

Dice Sabrina: «Di solito si cercano bimbi molto piccoli, ma a 12 anni un bambino è davvero un bambino». Ed Emanuele: «Adottare più fratelli è una risorsa: si sostengono, portano con sé il loro Paese, sono meno sradicati».

Sabrina ed Emanuele avevano chiesto l’Idoneità al Tribunale dei minori, nel febbraio 201, ottenendola a settembre. Iscritti ad Ai.Bi., l’Associazione Amici dei Bambini, hanno dato disponibilità per adottare due bambini ma subito dopo l’associazione ha avuto richiesta di trovare una famiglia a tre sorelline e la coppia ha detto immediatamente sì. E questo ‘sì’, per il Tribunale brasiliano è stato determinante.

(Fonte: Corriere della Sera, A. Tagliacarne, 14 gennaio)