Appello di una madre adottiva disperata: fatemi vivere con il mio bambino!

“Cara Ai.Bi.,

speravo che, dopo un lungo silenzio, avremmo potuto darvi buone notizie sul caso di Mounir, il nostro bambino adottato tramite la procedura della kafala e purtroppo ancora relegato in orfanotrofio al Cairo. E invece le notizie sono solo tristi e la situazione rasenta la vergogna civile.

Abbiamo perso il primo grado, in cui il Giudice non ha neanche tentato di comprendere la situazione ma ha copiato di sana pianta le motivazioni del rifiuto espresse in casi precedenti dalla Cassazione. L’Appello ci ha dato invece ragione, giudicando favorevolmente tutti e tre i punti su cui era fondata la nostra difesa.

Sentenza esecutiva, quindi teoricamente potremmo prendere Mounir. e semmai aspettare la sentenza di Cassazione ma con Mounir in Italia. Sì, perché l’Avvocatura di Stato ha deciso di procedere con l’ultimo grado.

I nostri avvocati hanno informato quindi il Ministero degli Esteri sull’obbligo di rilasciare il visto per Mounir.

Il Ministero ha replicato che non è affatto obbligato a sottostare a un’autorità giudiziaria di pari livello!!! Per cui possono negarci il visto. Però ci hanno anche detto che avrebbero esaminato il caso e avrebbero preso una decisione.

Gli avvocati stanno da settimane tentando di chiamare le persone interessate agli Esteri, ma si fanno negare!!! Per cui rischiamo perdere la possibilità di portare Mounir in Italia prima della Cassazione. È tutto così assurdo. Abbiamo fatto l’inverosimile, abbiamo trovato due avvocati che hanno dato l’anima e credo che abbiano preparato una difesa esemplare, c’è un Giudice che ci dà ragione. E lo Stato ci nega il diritto di unirci a nostro figlio!!! È lo Stato contro lo Stato. È assurdo!

Cosa stanno sperando? In una nostra rinuncia? E come si fa a rinunciare all’amore???

Vi prego, Ai.Bi., di darci voce nel vostro sito. Ho chiesto agli avvocati di preparare un breve rapporto di tutti gli avvenimenti dalla sentenza di appello in poi così da evitare errori nelle spiegazioni. Mi sembra di vivere in un’ingiustizia enorme. Pensavo che questi muri di gomma nel nostro Paese non esistessero più…

Vi ringrazio se vorrete darci una mano, anche solo per far conoscere questa situazione attraverso le vostre pagine. 

Grazie di nuovo

Un caro saluto
Moira P.
Masoud K.”

La rabbia esplode. Una coppia potrebbe portare a casa un bambino ma, a causa di una sentenza insensibile e di un contrasto diplomatico, il bambino è stato sbattuto indietro in istituto e rischia di vivere nel limbo degli orfanotrofi, mentre intorno a lui infuria una tempesta fatta di carte bollate, tempi diplomatici e sentenze emesse da una giustizia che sempre meno sembra preparata ad accompagnare l’adozione.

Sono già famiglia, e la legge li separa. È la storia di due coniugi e del piccolo Mounir, al quale il ricorso in appello ha riconosciuto la possibilità di tornare a casa. Ma, dopo un giudice insensibile, anche il Ministero degli Esteri rallenta l’emissione del visto per Mounir. Di mezzo c’è la kafala (trad.: accoglienza), un istituto giuridico del diritto islamico secondo il quale un minore può essere consegnato da un giudice alle cure di altri genitori. La kafala non è ancora stata riconosciuta dall’Italia. Eppure è espressamente menzionata nella Convenzione ONU del 1989 per i diritti dell’infanzia. La coppia ha indirizzato ad Ai.Bi. una lettera di sfogo che denuncia il caso: la pubblichiamo, nella speranza che almeno la voce di questa famiglia in pericolo giunga a destinazione.

AiBi News seguirà la vicenda del piccolo Mounir e dei suoi due genitori adottivi, nonché del caso-kafala, e pubblicherà altre news sull’argomento.