Ministro Boschi si impegna per il rientro dei 59 piccoli ancora bloccati a Kinshasa: una svolta in dieci giorni. Ma resta il nodo dei 18 di Goma

congo13L’impegno che volevano sentire confermato da settimane: quello che i loro figli, i 59 bimbi adottati dall’Italia e ancora bloccati in Congo, sono in cima alla lista delle priorità del governo. E poi una promessa concreta: notizie sui dossier – aggiornate, il più possibile complete – nel giro di dieci giorni. Sono usciti soddisfatti, i genitori adottivi coinvolti nella vicenda congolese, dall’incontro ottenuto ieri mattina con il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, delegata dal premier Renzi alle adozioni internazionali. Sul “tavolo” la vicenda dei bambini bloccati a Kisnhasa e a Goma. Fa il punto della situazione Viviana Daloiso sulle pagine di Avvenire pubblicato oggi 26 maggio. Riportiamo di seguito la versione integrale dell’articolo.

Il Comitato genitori Rdc – che riunisce 25 famiglie aveva annunciato un sit-in di protesta davanti alla sede della Cai, per ora sospeso in segno di fiducia alla Boschi: “Ci sembra di aver colto un cambio di marcia per le politiche sull’adozione—spiegano -. In particolare abbiamo una speranza di maggior collaborazione per il futuro: per la prima volta dopo mesi di richieste siamo stati ricevuti, ascoltati, trattati con dignità. In questi mesi, oltre al dramma di non poter abbracciare i nostri figli, siamo stati accusati dalla stessa Commissione di voler strumentalizzare i bambini per chissà quale scopo. Noi chiedevamo e chiediamo solo conto di averli qui con noi“.

Durante l’incontro d’altronde il ministro Boschi avrebbe ammesso le carenze nella gestione del problema fino a oggi, garantendo maggiore collaborazione tra la Commissione adozioni internazionali e il ministero degli Affari esteri per arrivare a un’operatività più efficiente. La Farnesina, per parte sua, negli ultimi mesi è stata molto attiva sul fronte della vicenda di Kinshasa, con l’ambasciatore Massimiliano D’Antuono in prima linea per accelerare la firma dei visti e consentire ai piccoli di partire per l’Italia.

Compatibilmente con i ritardi e le lungaggini mal chiariti della stessa Cai. Trai nodi ancora aperti della vicenda, in particolare, resta quello dei 18 bimbi adottati da famiglie italiane e bloccati a Goma, nel nord-est del Paese. Di loro – i cui dossier sono pertinenza diretta dalla Commissione adozioni internazionali, non di qualche ente – non si hanno più notizie da mesi in seguito a un imbarazzante incidente che a inizio 2015 ha visto come protagonisti proprio i rappresentanti in loco scelti dalla Cai. Il loro mandato? Trattare coi direttori degli orfanotrofi della città il trasferimento dei piccoli. Peccato che dopo il prelievo (inizialmente non concordato) di un altro gruppi cli bimbi da una struttura della capitale pochi giorni prima, la direttrice di uno degli orfanotrofi (il Fed) si sia rivolta al Tribunale dei minori di Goma per ricevere direttive su come comportarsi, se cioè consegnare i bimbi destinati alle coppie italiane oppure no.

Ne è nata un’ordinanza dal toni durissimi – inviata alla direttrice, ma anche alle autorità di Kinshasa e all’ambasciata italiana – in cui non solo si stabilisce con forza la necessità che l’orfanotrofio mantenga la custodia dei bimbi, main cui viene anche ricordato a tutti gli organismi che operano nel settore dell’adozione internazionale “di rispettare le leggi e i regolamenti della Repubblica Democratica del Congo“. Quel pasticcio oggi rende complicatissimo – e lo avrebbe confermato lo stesso ministro Boschi ai genitori ieri – il dialogo con le autorità locali e ll rientro effettivo dei 18 piccoli. Che insieme ad altri 41, sparsi per gli orfanotrofi di Kinshasa, aspettano.