Calo delle adozioni, Giovanardi: “Non serve snellire le procedure”

Il calo delle adozioni è una realtà allarmante. Il numero di richieste di idoneità, la vera cartina tornasole dello stato delle adozioni, è in netto calo. Addirittura un -32% dal 2004 al 2010, in attesa di conoscere i dati definitivi relativi al 2011.

La motivazione è, purtroppo, quasi sempre di tipo economico.  In un periodo di grave incertezza come quello che stiamo vivendo, in pochi se la sentono di prendere un impegno tanto gravoso.

Per provare ad arginare il fenomeno e ridare “slancio” alla richiesta di adozioni, molti Enti autorizzati da tempo chiedono che l’iter adottivo venga semplificato, semplificazione che porterebbe anche ad ottenere una sensibile riduzione dei costi per le coppie.

Non è però dello stesso avviso il Sottosegretario Giovanardi, presidente della Commissione Adozioni Internazionali che, in un’intervista apparsa sulle pagine de La Stampa, si è detto soddisfatto delle norme attualmente in vigore. L’alleggerimento dell’iter burocratico sarebbe per Giovanardi “un grave errore e si otterrebbe l’effetto contrario: un ulteriore calo delle adozione. Se gli italiani sono leader nel mondo e vengono accolti anche in Paesi dove le procedure sono chiuse alla gran parte degli altri Stati, come in Cambogia o in Russia, lo si deve proprio alla garanzia di serietà che la procedura italiana assicura”.

Quanto ai costi, il Sottosegretario sembra altrettanto scettico sulla possibilità di poterli ridurre: “Se il problema è rappresentato dai costi, sono i Paesi stranieri a deciderli e quindi l’Italia non ha poteri”.

Secondo il Sottosegretario il calo della richiesta delle adozioni non è causato dalla crisi economica ma da motivazioni strutturali, quali la chiusura delle adozioni internazionali in molti paesi e l’imposizione di limiti sempre più severi che scoraggiano le coppie adottive: “chi vuole adottare” prosegue Giovanardi “deve spesso adattarsi ad accogliere bambini grandi, con fratelli, a volte anche con problemi. Devo dare atto alle coppie italiane di voler andare avanti nonostante tutto”.

(Fonte: La Stampa, 3 ottobre 2011)

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