Colombia. Dopo 52 anni è scoppiata la pace tra governo e guerriglieri Farc. Grazie anche all’impegno dei vescovi colombiani sostenuti da papa Francesco

Colombia-FarcLunedì 29 agosto 2016 cade uno degli ultimi residui di Guerra Fredda. Dopo 52 anni di guerra, 260mila morti – l’80% dei quali civili -, 45mila desaparecidos, 7 milioni di sfollati interni e migliaia di famiglie distrutte, in Colombia è finalmente arrivata la pace. Entra infatti in vigore l’accordo per la conclusione del conflitto armato tra le Farc (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia) e il governo di Bogotà. Alla fine di un negoziato durato 4 anni, la più irriducibile guerriglia marxista del mondo ha accettato di deporre le armi. Il trattato, firmato a L’Avana tra i leader delle Farc e il governo di Juan Manuel Santos, prevede che i guerriglieri abbandonino definitivamente la lotta armata, consegnino l’intero arsenale ancora a loro disposizione e si inseriscano nella società civile.

L’ultima questione a essere stata risolta è quella dell’amnistia che i membri delle Farc sono riusciti a ottenere. Secondo i termini dell’accordo, infatti, verranno giudicati soltanto gli autori dei crimini di guerra più gravi, come omicidi di massa e sequestri, di cui anche i membri dell’esercito regolare potranno essere chiamati a rispondere. Tutti gli altri guerriglieri riceveranno un salario minimo di 200 dollari per 2 anni, più un assegno una tantum di 3mila dollari per intraprendere delle attività in proprio. In particolare, saranno chiamati a lavorare per risanare l’ambiente devastato dalla guerra, cominciando dall’eliminazione di migliaia di mine sparse sul territorio. Molti dei 7mila ex ribelli, inoltre, non hanno mai vissuto al di fuori della giungla: essendo stati reclutati da bambini, non hanno mai imparato un lavoro e non possiedono vestiti civili.

Le Farc nel loro complesso saranno trasformate in partito politico a cui verrà destinato il 5% del finanziamento pubblico ai partiti e assicurata una presenza in Parlamento per le prossime due legislature. Tra i suoi obiettivi vi sono la riforma agraria e i finanziamenti pubblici nelle aree più povere del Paese. I termini dell’accordo prevedono anche la lotta congiunta al narcotraffico che è stato invece per decenni una delle principali fonti di finanziamento delle Farc.

Il patto dovrà ora essere ratificato con un referendum previsto per il 2 ottobre. I sondaggi dicono che l’opinione pubblica colombiana sarebbe favorevole, ma non mancano gli oppositori, a cominciare da alcuni settori delle forze armate e dall’ex presidente Alvaro Uribe, secondo cui lo Stato sarebbe stato ricattato dalle Farc.

La popolazione ha accolto però con gioia la notizia dell’accordo. “Sì, se puede” hanno urlato per le strade uomini, donne e bambini che, dopo 52 anni, potevano finalmente festeggiare la pace. “I colombiani hanno in mano la chiave del loro futuro”, ha commentato il presidente Santos annunciando il cessate il fuoco definitivo. Un risultato raggiunto anche grazie all’impegno in prima persona dei vescovi colombiani sostenuti da papa Francesco che, in occasione del suo viaggio a L’Avana del settembre 2015, ha portato il suo contributo a sbloccare l’empasse nei negoziati.

 

Fonti: Avvenire, Corriere della Sera, La Stampa