Corriere della Sera: «Adozioni in calo ma non è solo questione di crisi»

«Il calo delle richieste è forte: rispetto al 2009 e al 2010 è pari almeno al 20-30%. L’impressione, parlando con le coppie che si rivolgono alla nostra associazione è che la situazione di incertezza sociale, il senso di precarietà diffuso, la paura per il futuro vadano contro la progettualità di avere un figlio. negli ultimi mesi abbiamo anche avuto casi di sospensione delle pratiche di adozione per motivi economici – racconta Giovanna Teti, responsabile del settore adozione del Ciai, centro italiano aiuti all’infanzia, attivo dal 1968 con progetti di sostegno a distanza e di adozioni internazionali –. Il costo di un’adozione è circa 15mila euro, un impegno economico che di questi tempi può scoraggiare. Ma non è tutto: i bambini adottabili sono sempre più caratterizzati da bisogni speciali. Provengono cioè da famiglie con forti disagi psichici oppure hanno patologie e malformazioni che rendono indispensabili svariati interventi chirurgici».

Non solo adottare costa in termini di denaro, di tempo e di investimento emotivo. Secondo chi di adozioni si occupa da anni, i problemi sono spesso di natura procedurale. «Il nostro sito è frequentato da 10mila famiglie e così, dopo aver registrato un calo nel primo contatto pari ad almeno il 15-20%, abbiamo lanciato un questionario per capire quali siano le ragioni che portano ad adottare di meno. il 40% delle coppie ha indicato motivi economici, il 38% ha risposto che si tratta dell’iter burocratico, mentre una minoranza sottolinea che adottare un bambino difficile non è il percorso genitoriale che attendeva», dichiara Marco Griffini, presidente e fondatore dell’Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini, nata nell’86 da un movimento di famiglie adottive e affidatarie.

«Le coppie arrivano da noi quando hanno già l’idoneità del Tribunale dei minori. poi si trovano a dover sostenere anche quindici colloqui con psicologi, giudici e assistenti sociali, che si comportano come dei selezionatori del personale. I possibili genitori vengono trattai come psicopatici e l’adozione viene scoraggiata – conclude Griffini –. A mia figlia gli psicologi dicevano: “Non è possibile che tu, figlia adottiva, voglia adottare a tua volta. Tu stai idealizzando l’adozione”. In un Paese dove una coppia su quattro è sterile, se cala la richiesta di adozione è perché qualcosa non funziona a monte, nel meccanismo che dovrebbe facilitare l’adozione e invece la nega, la ostacola. Siamo imbevuti di retaggi medievali».

(Fonte: Corriere della Sera, Anna Tagliacarne, 14 gennaio)