Figli in attesa, Deborah, 6 anni: «Se mi adottate, prometto che non mi ammalerò più»

A dire la verità, non ha ricordi. L’unico che potrebbe avere è di anni e anni fa. Potrebbe essere in bianco e nero: quasi una foto di lui in divisa, gli stivali calzati e già ricoperti da uno strato di polvere e cenere, qualche colpo di tosse prima dell’ultima carezza. Se fosse possibile, questa sarebbe l’unica foto che ha di quel che, per poco tempo, è stato tutto ciò che le rimaneva della famiglia.

Lei è Deborah, ha 6 anni. Vive in un istituto del Congo. Il padre biologico la portò lì prima di partire per il fronte. Un padre soldato, sopravvissuto alla morte della moglie ma non alla guerra civile. Deborah infatti è diventata orfana di mamma prima di compiere un anno d’età, quando aveva un mese soltanto: prima che la memoria potesse aiutarla a conservare l’immagine di lei, la sua bocca, il suo sorriso.

Forse per questo Deborah ha un sorriso straordinario. È l’eredità che le ha lasciato la genitrice biologica. Tutto ciò che si conosce sul decesso della donna proviene dalle informazioni del padre, date alla svelta alla direttrice dell’istituto, prima di uscire dalla porta con la promessa che sarebbe tornato a prendersi cura della figlia.

Non è così, non è più tornato.

La bambina ha iniziato a crescere nella struttura, accudita dalle maman e dalle infermiere che le hanno fatto un po’ da sorelle maggiori. Subito sono partite le ricerche sociali per recuperare notizie del padre: di lui si sapeva solo che era sotto le armi. Le indagini dell’équipe sociale si sono sparse tra le case del suo villaggio d’origine, ma niente: nessuno ha saputo dire dove si trovassero lui o i suoi parenti.

Le autorità locali, interpellate in via risolutiva, hanno dichiarato irrecuperabile qualsiasi notizia sull’uomo. «Dev’essere deceduto a seguito di uno scontro a fuoco, essendosi trovato coinvolto in una battaglia in zona di guerra», fu il responso. Inoltre risulta che, alla sua partenza, l’uomo avesse dichiarato di essere malato e non è da escludere che sia morto per cause naturali.

La conclusione è che Deborah non ha nessuno con cui vivere. Il suo destino è l’istituto. Lì, dove si trova dal 2006, è cresciuta imitando le maman e profondendo attenzioni e cure – incredibili per la sua età – nei confronti dei bambini più piccoli.

Deborah è qui, con la sua storia, per fare appello a due genitori che vogliano adottarla. È importante dire che la piccola ha seguito e sta concludendo una lunga terapia, perché è ammalata di HIV. I sintomi si sono scoperti fin da quando compì 6 mesi, dal momento che manifestò diversi problemi di salute che facevano ritenere che fosse affetta da sieropositività, ma in forma semplicemente neonatale: ulteriori accertamenti però scoprirono il serio problema della piccola e la misero sotto cure specifiche di terapia anti-retrovirale, che diedero immediati risultati positivi!

Oggi Deborah continua a seguire la terapia con esito incoraggiante. Il suo sistema immunitario reagisce positivamente, ed è ormai difficile che si ammali. Le sue buone condizioni di salute le danno possibilità di esprimere il suo meraviglioso carattere, aperto e allegro.

Un aggiornamento dell’11 aprile scorso dichiara che Deborah frequenta la prima elementare, è una bambina sveglia, intelligente e collaborativa e ottiene ottimi risultati a scuola. È serena. Si mette bene in relazione sia con gli adulti che con i coetanei. È ubbidiente e gioca spesso a fare  la mamma con i pochi giochi che ha a disposizione. È molto creativa.

Però l’accesso alle cure e a controlli medici regolari, che le consentono di condurre una vita assolutamente normale, in questo Paese non è garantito. La disponibilità di farmaci è condizionata dalla presenza di progetti specifici in loco e di finanziatori internazionali che sostengono i programmi: quando un finanziatore pone termine al suo aiuto, tutto si interrompe e lo Stato non è in grado di intervenire.

Deborah è entrata nella Rubrica Figli in Attesa nel 2009… praticamente da 4 anni! Davvero non si riesce a trovare nessuno che la adotti? Per questo è fondamentale trovare una famiglia per Deborah, che possa amarla e proteggerla. Come è suo diritto.

Se volete rispondere a quest’appello, scrivete subito un’email ad ai@aibi.it. Salviamo Deborah.