Fogliazza: “Quantità banalizzata e qualità ricercata: la qualità non si ottiene con la riduzione della quantità”

adozione4Sostituire quantità a favore della qualità è prassi usuale in vari settori produttivi (vitivinicolo, manifatturiero, …), ma prospettiva sconcertante nell’ambito dei diritti. Occorre quindi superare con chiarezza la presunta alternativa tra quantità e qualità recentemente introdotta in tema di adozioni, avvelenando il dibattito, spostando e fuorviando l’attenzione dalle reali questioni che appartengono all’attuale stagione dell’adozione di livello internazionale in Italia.

Se è vero che attraverso l’adozione vengono ad essere esercitati due diritti che possono positivamente incontrarsi (il diritto del bambino abbandonato o orfano ad essere figlio ovvero a vivere e crescere in una sua famiglia e quello dell’incoercibile diritto alla genitorialità), pare decisamente anomala la scelta che punterebbe alla qualità delle adozioni grazie alla riduzione della loro quantità.

Nessun cittadino, e ritengo nessun politico, accetterebbe questo scambio per nessun altro diritto. Nessuno suggerirebbe la riduzione del numero di studenti per assicurare il miglioramento qualitativo della scuola, anzi siamo tutti impegnati nel contrasto dell’evasione scolastica. Nessuno ritiene sia da perseguire il miglioramento qualitativo del servizio sanitario introducendo una limitazione alla sua accessibilità: meno pazienti, ma interventi ed operazioni di qualità.

Certo siamo tutti impegnati a razionalizzare strutture e servizi in vari ambiti e settori, per questioni fondamentalmente economiche, ma nessuno si sognerebbe mai di limitare quantitativamente l’esercizio di un diritto per assicurarne un’erogazione di qualità che, di per sé, dovrebbe comunque essere al meglio assicurata.

Appare quindi davvero curiosa l’argomentazione che tenta di giustificare e comprendere una “riduzione quantitativa” quale via da intraprendere nel perseguire una qualità nell’esercizio di un diritto.

Si aggregano scuole e si razionalizzano ospedali, nel faticoso esercizio per assicurare comunque qualità, ma non a scapito della quantità: nessuno saluterebbe con soddisfazione la riduzione del numero di studenti e guai se scoprissimo di non poter essere curati poiché “fuori quota”.

Ora, è certo che, da solo, l’argomento della quantità può essere insufficiente, ma non certo elemento estraneo nell’esercizio di un diritto. Se dovessimo registrare l’aumento dell’evasione scolastica o la riduzione del numero degli studenti, oppure se per varie ragioni dovessimo essere scoraggiati o respinti dal servizio sanitario nell’accesso ad una fecondazione tramite procreazione medicalmente assistita, eterologa od omologa che sia, gli argomenti della quantità e accessibilità sarebbero qualificanti e sufficienti per alimentare una giustificabile preoccupazione e un coerente dibattito in merito, cosa che a quanto pare, sulle plurali ragioni della crisi del sistema adozioni in Italia, stenta ad emergere.

Anzi, tra i garanti e vari soggetti qualificati e accreditati nel settore delle adozioni – per mandato istituzionale, esperienza o professionalità – ancora persiste la tentazione di cercare qualità a prezzo della quantità, uno scambio improprio e non condivisibile.

Occorre denunciare e superare quindi questo strumentale alibi – scusate ma siamo impegnati nella qualità – che di fatto impedisce di cogliere anche nella riduzione del numero delle adozioni alcune delle questioni che ancora oggi impediscono all’adozione in Italia di essere possibile esperienza ed esercitabile diritto, accessibile con pari dignità e opportunità, nessuna discriminazione o limitazione, sempre accompagnati e sostenuti da tribunali, servizi, enti ed istituzioni, tramite competenze e attività sulla cui qualità vorremmo sempre e comunque contare.

Gianmario Fogliazza (Centro Studi di Ai.Bi.)