Habtamu: fuggire da casa a 13 anni!

PADERNO DUGNANO, MILANO – In merito alla fuga di Habtamu Scacchi, il 13enne scomparso il 4 gennaio, il Forum di Ai.Bi. si è animato, seguendo con il fiato sospeso la vicenda. Diamo la parola a chi ha vissuto la stessa paura.

Un adolescente dal viso buono e mite, con un fardello segreto nel cuore: la nostalgia. La polizia lo ha rintracciato presso la Stazione Centrale di Napoli, dove il ragazzo ha confidato agli agenti il suo progetto di imbarcarsi su una nave di fortuna, ma di essersi pentito del grosso azzardo al quale si è esposto chiedendo qualche spicciolo per strada e durante le notti passate all’addiaccio. Anche perché, ha detto, si trova bene con i genitori adottivi.

Partito di nascosto da Pettenasco, la località in provincia di Novara dove soggiornava in vacanza con la famiglia, era intenzionato a raggiungere a tutti i costi la madre Africa. Il suo viaggio verso Sud era un viaggio verso gli affetti lasciati nella terra del suo paese natale, l’Etiopia. Gli mancava il fratello: questa la nostalgia che strappava il cuore al ragazzo, figlio adottivo di una coppia italiana, e che lo ha indotto a compiere centinaia di chilometri da solo. Rimessi in contatto con Habtamu, i genitori, residenti nel milanese, sono partiti anch’essi per riabbracciare il figlio.

Ecco una calda parola di madre, scritta sul Forum di Ai.Bi. da Mariagrazia, genitrice adottiva e mamma di un ragazzo della stessa età di Habtamu.

«Anch’io ho vissuto con grande batticuore la vicenda di Habtamu, tra l’altro stessa età del piccoletto e stesso anno di adozione… lo dico sempre, 13 anni, annus horribilis!!! Per i genitori ovviamente, ma anche per loro… la tempesta travolge un po’ tutti.
Solo che ad esempio il mio grandone, quando e’ scappato di casa, è andato all’ospedale (ci era appena stato a trovare un suo maestro e gli sembrava un luogo rassicurante), e tutto è finito lì, la sera stessa. Ma se uno si mette in testa di andare in Etiopia è un bel po’ più complicato…
Scherzi a parte, ancora una volta l’unica strada è cercare di parlarne con i figli, poi incrociare le dita e sperare che non ti capiti. Non è tanto diverso se sei un genitore adottivo o no… be’ d’altra parte noi genitori adottivi ai rischi siamo più abituati degli altri.
Sono sicura che per questa famiglia, adesso che “passata è la tempesta”, ci saranno momenti di emozione profonda e di nuova gioia ».