I bimbi d’Africa già adottati ancora prigionieri in Congo. E i genitori disperati in Italia

fotocongogenitori200Riportiamo di seguito il testo integrale dell’articolo pubblicato dal quotidiano “Il Giorno” sul suo sito internet, a firma del giornalista Gianluca Bosia, venerdì 24 ottobre, in cui si analizza la situazione delle adozioni bloccate nella Repubblica Democratica del Congo.

 

Eravamo rimasti a due manine nere che intrecciavano i biondi capelli del ministro Maria Elena Boschi e al sorriso abbagliante di una trentina di bimbi del Congo che scendevano dalla scaletta di un aereo di Stato per abbracciare i loro genitori adottivi dopo una odissea politico burocratica durata quasi 9 mesi. Era il 28 maggio e per 31 bambini e le loro 24 famiglie finì un incubo. La speranza era che si fosse aperta la strada per migliaia di piccoli congolesi adottati da coppie europee e nordamericane. Invece non è stato così e l’incubo continua per tutti, compresi un centinaio di bambini e le loro famiglie italiane. Blitz governativo a parte infatti la situazione non è cambiata. Ai piccoli regolarmente adottati, dopo una sentenza definitiva dei tribunali congolesi che ha anche dato loro un cognome italiano, non è concesso il visto di uscita da Kinshasa. Anzi il provvedimento governativo del settembre 2013 è stato confermato e prolungato questa volta senza un termine. Bambini prigionieri negli orfanotrofi africani e i genitori disperati in Italia che chiedono l’intervento del governo.

Del centinaio di coppie in attesa, sette hanno concluso regolarmente anche l’iter burocratico che segue la sentenza d’adozione ad altre invece mancano alcuni passaggi tecnici bloccati dalla Dgm, Direction generale de Migration, una sorta di polizia di frontiera congolese che risponde direttamente al presidente Kabila. E il nodo è proprio questo. Mentre i tribunali congolesi riconoscono ancor oggi nuove adozioni la Dgm blocca l’uscita dal Congo dei bimbi. È una questione politica interna al Congo e neppure le pressioni del presidente Obama, sono un migliaio le famiglie Usa coinvolte, ha dato risultati. Le elezioni presidenziali previste nel 2015 in Congo aggiungono poi un ulteriore freno. E non importa se a pagare sono i bambini e i loro genitori.

In Italia cresce la disperazione e le richieste d’aiuto al Governo. «Renzi faccia come a maggio. Intervenga. In Congo c’è mio figlio» urla in rete una mamma lombarda. E al suo appello rispondono decine di tweet e si riempiono pagine di Facebook. Ognuno con il suo carico di disperazione. C’è chi da sei anni aspetta il figlio. Prima la burocrazia italiana e ora quella africana e il piccolo che ormai ha un italianissimo cognome resta in Africa. C’è chi attacca il governo accusandolo di aver fatto una bella passerella e poi di essersene dimenticato. C’è chi Renzi dice di averlo incontrato alla Festa del Pd di Bologna e di aver ottenuto la promessa di un nuovo impegno «ma poi di non aver saputo più nulla».

C’è poi la paura ebola, ingiustificata al momento, visto che in RDC vi è stato un solo caso, ma legittima. Gli enti italiani che curano queste adozioni internazionali non commentano e non parlano. Avrebbero da dire ma il governo ha imposto una sorta di sordina sul Congo e dato in gestione diretta alla Cai, Commissione internazionale adozioni, alcuni casi. E ai genitori in attesa non viene detto nulla, tanto che più di uno rimpiange l’era della ministra Kyenge «almeno lei ci convocava anche se aveva poco da dirci…».

Fonte: Il Giorno