Il primo giorno di scuola in Siria e quei milioni di studenti assenti

Bambini scuola siriaIn Italia inizia la scuola. L’emozione del rientro prende allo stomaco genitori e figli; è sempre così, il primo giorno difficilmente lo si dimentica.

Anche in Siria, per molti bambini, sarebbe tempo di ritornare in classe. Di sedere al proprio banco, riabbracciare la maestra e scarabocchiarsi i quaderni a vicenda con i compagni.

Sarebbe, appunto. Perché in pochi hanno ancora questa possibilità: secondo l’UNICEF, infatti, ammontano a oltre 2 milioni gli studenti che non possono frequentare le lezioni, mentre 400.000 sono prossimi all’abbandono.

La prima causa è banale, scontata, evidente, per chi conosce le agghiaccianti dinamiche di questo conflitto: mancano le strutture. Ben 5.000 scuole in tutto il paese non sono più accessibili, perché sono state distrutte o danneggiate dai bombardamenti (solo nel 2014, circa il 60% di esse ha subito attacchi), adibite a rifugi collettivi o a basi per i gruppi militari.

La seconda riguarda la carenza di personale: gran parte di insegnanti ed educatori sono fuggiti, in cerca di miglior fortuna.

La terza è la sicurezza: spesso le poche scuole informali improvvisate, pur essendo ricavate sottoterra, al riparo dai bombardamenti, sono difficilmente raggiungibili. Sapete com’è, lo slalom fra razzi, macerie e colpi di cecchino non è sempre agevole.

E poi ci sono la quarta, la quinta e la sesta causa, che sono in fondo uguali a tutte le altre, perché producono la medesima conseguenza: mettere a repentaglio il futuro di un’intera generazione di siriani, ormai a rischio analfabetismo.

Lo sapevate che molti bambini, in Siria, non hanno nemmeno mai visto un’aula scolastica? Paradossalmente, potrebbero essere quelli che soffrono meno, perché non sono consapevoli di quello che perdono, delle conseguenze che la mancata istruzione avrà sulle loro vite.

Gli altri, quelli che a scuola ci andavano, sono stati costretti a lasciarla da uno, due, tre, quattro anni. Assenti giustificati da una guerra senza giustificazioni.

Eppure, se venisse data loro la possibilità di tornare a studiare e frequentare le lezioni, metterebbero le ali. Ci volerebbero, in classe.

Noi lo sappiamo, perché lo abbiamo visto negli occhi dei bambini che frequentano l’asilo e l’annessa ludoteca allestita da Amici dei Bambini a Binnish, nel nord della Siria: per loro la scuola non è un incubo, come poteva esserlo per noi quando eravamo piccoli. Per loro è studio, gioco, colore, sorrisi, accoglienza. Per loro, la scuola è un vero e proprio sogno.

 

Luigi Mariani
Country coordinator di Ai.Bi. in Siria

 

Ai.Bi. ha lanciato la prima campagna di Sostegno a Distanza per aiutare le famiglie siriane a restare nel proprio paese e continuare a crescere i propri figli in condizioni dignitose, nonostante la grave crisi. Cibo, salute, scuola, casa, gioco: queste le cinque aree d’intervento. Per avere maggiori informazioni sull’iniziativa e per dare il tuo contributo, visita il sito dedicato.