Il riconoscimento della Kafala e l’affido internazionale si avviano a diventare legge per lo stato italiano

senato 200Una nuova stagione di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati e maggiori tutele per i bambini che giungono da quei Paesi che, anziché l’adozione, prevedono il sistema della kafala. Questi i contenuti delle proposte presentate da Amici dei Bambini nel corso di un’audizione presso le Commissioni Giustizia e Affari Esteri del Senato, giovedì 30 ottobre. Al centro della discussione è il disegno di legge di ratifica della Convenzione dell’Aja del 1996 “sulla competenza, la legge applicabile, il riconoscimento, l’esecuzione e la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori”, già approvato alla Camera e attualmente in corso di esame al Senato. Un ddl che, secondo Ai.Bi., seppur apprezzabile nelle intenzioni, presenta ancora delle incongruenze.

Due i punti principali su cui si concentrano le proposte del presidente Marco Griffini.

Il primo è relativo all’articolo 4 del ddl, che regola l’“affidamento o assistenza legale del minore non in stato di abbandono”. La norma presenta due gravi problemi. Innanzitutto, non tiene conto delle norme italiane che regolano l’affidamento familiare temporaneo. Non si considera, per esempio, la preferenza – rispetto alle altre tipologie di accoglienza – indicata dalla legge 184/1983 sul collocamento dei minori in famiglia e non è prospettato quello in comunità familiari. Mentre si contemplano delle non precisate “strutture” e non è chiaro chi sia l’incaricato a individuare la famiglia o “struttura” per il collocamento o l’assistenza legale. A fronte di queste lacune, vi è poi un comma, il numero 8, che impedisce di applicare le norme previste dall’articolo 4 ai minori inseriti in programmi solidaristici. Abolendo tale comma, i benefici di questa sorta di “affido internazionale” potranno essere estesi anche ai Misna e ai minori in situazione di emergenza, ovvero provenienti da zone colpite da guerre o calamità naturali.

Il secondo tema al centro affrontato nel corso dell’audizione al Senato è quello relativo alla kafala. Il riferimento è all’articolo 5 del ddl (“Assistenza legale del minore in situazione di abbandono”), che, se da un lato detta precise norme per le coppie accoglienti, dall’altro lascia i minori in una posizione di affido sine die con gravi conseguenze sul piano giuridico. Il ragazzo, infatti, sarebbe titolare di un permesso di soggiorno da rinnovare ogni 2 anni al pari di ogni cittadino extracomunitario; raggiunti i 18 anni non ha alcuna garanzia di rimanere in Italia perché non ha possibilità di ottenere la cittadinanza italiana; non assume il cognome dei genitori accoglienti, nonostante sia inserito a tutti gli effetti nella famiglia; non può avere alcun rapporto di parentela con quest’ultima; non ha alcun diritto alla successione dei suoi genitori. In sostanza, sarebbe considerato alla stregua di un Misna: ma quest’ultimo è un minore non accompagnato, a differenza di quello accolto con la kafala che due genitori che lo accompagnano, invece, li ha. La soluzione proposta da Ai.Bi., in questo caso, sarebbe l’applicazione per questi minori dell’articolo 44 della legge 184/1983: l’adozione legittimante o in casi particolari. Solo così si darebbe al bambino la stabilità familiare, destinata a durare nel tempo, garantendogli quindi una vera famiglia.