La scalata ostile al Cifa, la onlus da 12 milioni

Assemblee turbolente, carabinieri, denunce e controdenunce: cosa succede al Cifa, la più grande onlus per adozioni internazionali d’Italia con sede a Torino? La vecchia dirigenza parla di un «colpo di mano». La nuova, semplice «ringiovanimento dei vertici». Di certo il 29 aprile scorso qualcosa è successo. Probabilmente la prima scalata ostile a un’organizzazione senza fini di lucro.

Non ci si lasci ingannare. Quando si pensa a una onlus viene in mente un gruppo di persone generose che, da volontarie e con pochi mezzi, cerca di far del bene. Ma ormai ci sono realtà nel nostro Paese, come il Cifa appunto, che muovono in un anno dodici milioni di euro l’anno. Solo quest’anno sono 600 le famiglie che stanno seguendo l’iter per un’adozione e il Cifa, nel bilancio 2010, aveva 3,6 milioni di fondi di garanzia per le famiglie.
Nonostante questi numeri da Spa, il Cifa però resta una onlus e viene gestita con le stesse regole della bocciofila sotto casa. Tutti si conoscono, le cariche vengono rinnovate sulla fiducia e senza badar troppo alla forma. Per oltre 25 anni il suo presidente è stato Gianfranco Arnoletti, ex dirigente Fiat e fondatore della onlus. Fino al 29 aprile scorso quando all’assemblea dei soci è successo di tutto.

La riunione comincia verso le 18. In sala le solite dieci persone, pur vantando un centinaio di associati, ma c’è anche gente nuova che Arnoletti e gli altri non hanno mai visto. Mostrano la ricevuta del versamento della quota associativa, iscrizioni recentissime. Il presidente uscente dichiara regolare e aperta la seduta. Poi, come di rito, si candida per l’ennesimo nuovo mandato. È qui che un socio si alza e dice: «Ci sono altri candidati». È Salvatore Gandolfo, ex consigliere comunale e storico commercialista del consigliere regionale Mauro Laus. Il candidato è Antonio Munafò, vicepresidente della Rear, la cooperativa di Laus. Un attacco “politico”? Laus smentisce: «So che Gandolfo ha adottato due bambini in Cambogia, e anche Munafò ha un’adozione in corso. Ne parlano con le lacrime agli occhi, sono contento per loro. Ma non conosco le dinamiche della vicenda».

La “vicenda» è quella che si consuma in due ore di fuoco. Si dà inizio alla votazione per eleggere il presidente. È un cappotto: le nuove leve votano in blocco: 47 voti per Munafò, 10 per Arnoletti. Il vecchio presidente è confuso. Chiede di sospendere la seduta per verificare che i votanti abbiano titolo. L’assemblea mette ai voti: ancora 47 voti in blocco, contrari. Si vota il nuovo collegio dei sindaci: 43, 45 e 48 voti ai nuovi eletti. Arnoletti, frastornato, entra ed esce dalla stanza cercando gli avvocati dell’ente. Tenta ancora di far sospendere tutto. Ma non si può: l’assemblea vota la chiusura della riunione che si aggiornerà al lunedì successivo per la verifica degli aventi diritto.

Arnoletti esce dall’assemblea e si sente male. Viene accompagnato al pronto soccorso, uscirà dopo le quattro. Alle 10 del mattino dopo, però, è già nella sede del Cifa insieme ad alcuni collaboratori. Non si sa cosa ci va a fare, ma ben presto arrivano Gandolfo e la segretaria dell’assemblea, Ambra Enrico, che di lì a poco verrà nominata direttore dai nuovi vertici.Secondo Gandolfo e la nuova dirigenza, Arnoletti si è portato un fabbro per far cambiare le serrature. Si è barricato nella sede e non permette ai nuovi vertici di entrare. Gandolfo chiama i carabinieri. Arrivano due pattuglie che bloccano via Ugo Foscolo. Momenti di tensione. Gandolfo vuole che Arnoletti venga fermato per violazione di domicilio. I carabinieri gli spiegano che ci vuole una denuncia. Munafò la sporge poco dopo. Alle 15.30 ritornano i carabinieri. La vecchia dirigenza esce e consegna le chiavi alla nuova.

Da allora è guerra di carte bollate. Il nuovo presidente Munafò ha denunciato il vecchio. L’indagine è affidata al pm Cesare Parodi. Arnoletti, dal canto suo, ha controdenunciato e ha chiesto al tribunale civile di congelare le decisioni dell’assemblea. Anche altre storiche famiglie socie hanno deciso di chiedere di sporgere identica istanza per conto loro. Per ora il giudice ha dato ragione alla nuova presidenza: non c’è l’urgenza (anche se un reclamo verrà discusso il 3 agosto). Per il 2 novembre è prevista l’udienza nel merito.Intanto, però, si è mossa anche Roma. La commissione per le adozioni internazionali ha chiesto chiarimenti: il nuovo Consiglio Direttivo ha i requisiti per dirigere il Cifa? La prima scalata ostile a una onlus potrebbe essere riuscita.

Il Cifa opera in 14 Paesi nel mondo. Negli ultimi dieci anni ha gestito 3500 adozioni internazionali e quest’anno 600 famiglie hanno seguito l’iter per l’adozione

fonte: La stampa del 30/7/2011 di RAPHAËL ZANOTTI