Lampedusa. Ornella “Corro verso il molo. E mi chiedo: queste braccia basteranno?”

porta lampedusaDa una parte l’amaro della tragedia umana, dall’altro il dolce dell’accoglienza dei lampedusani. Una settimana costellata da luoghi simbolo: il cimitero delle barche, la Porta d’Europa e il giardino della Memoria.

Sono 13 i campisti che quest’anno con la valigia e il cuore pieno di entusiasmo sono “sbarcati” a Lampedusa dove trascorreranno parte delle proprie vacanze a discutere di “giusta accoglienza”. Il campo di Lampedusa è il posto di eccellenza dove i volontari vengono trascinati in un percorso di conoscenza con le realtà locali e nazionali.  Ed eccole quindi pronti a capire, a dare una mano a Veronica Policardi (referente Ai.Bi di Lampedusa), a cercare di dare una risposta alle mille domande e dubbi che affollano la loro mente, a immergersi in quella realtà vista solo alla tv.

In diretta dal Campo di Lampedusa, riportiamo le prime impressione di Ornella, una dei nostri volontari che ci racconta l’intenso momento dell’attesa e dell’arrivo degli ultimi migranti soccorsi in mare.

Ansia che sale; manca poco, appuntamento alle 19.30.

Sono qui per questo, sono qui su questo pezzetto di terra, una particella d’Africa, circondata dal mare, solo per questo incontro.

Agitazione; non so come prepararmi, cosa farò,  cosa dirò, è così difficile e poi queste braccia, basteranno?

Corro; non sono veloce, vorrei esserlo di più,  la paura di mancare l’appuntamento è grande, non me lo perdonerei.

Appuntamento spostato a mezzanotte; ora ho più tempo per prepararmi, il tempo scorre lento quando aspetti qualcuno o quando vuoi raggiungere un sogno.

Non sono sola ad attendere , con i miei compagni di viaggio condivido l’umidità della notte.

Scrutiamo l’orizzonte, luci che non sappiamo interpretare, accendono in noi la speranza.

Non cediamo, incontro rimandato alle 1.30, resistiamo al sonno. Poi il molo si popola carabinieri, poliziotti, vigili del fuoco.

Ormai è chiaro, non ci potremo avvicinare, queste braccia non serviranno. Da un pontile dell’ imbarcadero osserviamo lo sbarco. Li vediamo scivolare  fuori da una motovedetta e salire in fila, veloci su un pullman con destinazione il centro d’accoglienza. Resto lì con un senso di vuoto, un incontro incompiuto, un appuntamento mancato con volti, sguardi  che avrei voluto accogliere e storie di vita che avrei voluto ascoltare.

Resto lì con la convinzione che tutto questo non dovrebbe accadere. Un mondo migliore è  possibile, io in questo ci credo e non sono la sola a desiderarlo e a lottare per questo.

Amici dei Bambini grazie ai Campi di Volontariato offre la possibilità di “immergersi nell’abbandono” e di lottare al nostro fianco, per donare un sorriso ai bimbi accolti negli istituti o capire il senso di un lungo viaggio e il bisogno di una giusta accoglienza.

Un campo di lavoro, infatti, in ogni sua declinazione, è servizio. È toccare con mano quello che il cuore ci invita prima ad ascoltare, poi a vivere. È realizzare se stessi. Diventa così anche un cammino interiore e, come ogni buon cammino che si rispetti, porta con se lo sforzo di fare e ascoltare, la fatica di sorridere per donare serenità,  la facilità con cui a volte ci si commuove.

Per chi volesse seguire il diario live dal campo, può collegarsi al blog di Ai.Bi.

Il secondo gruppo di campisti partirà al rientro di questi primi volontari: l’1 agosto fino all’8 agosto.