L’appello dei genitori del piccolo Valeriy: “Per favore adottate il fratello di nostro figlio!” Ancora abbandonato a colpi di decreti vincolati

adozioni-bielorussia1A volte non basta trovare una nuova famiglia. A volte vedersi restituito il diritto a sentirsi figlio non riporta una volta per tutte il sorriso sul volto di chi ha vissuto l’abbandono. A volte, infatti, la missione dell’accoglienza chiede di essere portata a termine. “Perché io sì e lui no?” è il pensiero che spesso tormenta Valeriy (nome di fantasia, come tutti gli altri dei minori di cui si parla in questo articolo), 5 anni, adottato nel maggio 2011 da una coppia di Roma. “Lui” è il fratello di Valeriy, Serghej, che ancora oggi si trova in un istituto in un Paese dell’Europa dell’Est. Per lui, essere adottato è molto più difficile. Essendo nato nell’ottobre 2001, ha già quasi 14 anni: troppo grande per i desideri di tante, troppe aspiranti coppie adottive e per il parere di quei Tribunali che limitano la possibilità di accogliere un bambino abbandonato a colpi di decreti vincolati.

I genitori adottivi di Valeriy, poco tempo fa, si sono visti assegnare dal Tribunale per i Minorenni di Roma proprio uno di questi decreti, con il vincolo all’età del loro primo figlio. Impossibile per loro, quindi, portare in Italia Serghej. Eppure ci avevano provato da subito. Da quando, cioè, dopo avere adottato Valeriy, seppero che il loro bambino aveva anche un fratello e una sorella. I due coniugi romani si attivarono subito per fare in modo di adottare anche loro, ma nel frattempo Irina, la sorella di Valeriy, era stata accolta nel 2005 da un’altra famiglia italiana, questa volta a Torino. Mentre il fratello rimaneva in istituto.

Il decreto vincolato emesso dal Tribunale ha piegato le loro speranze, ma non le ha spezzate. “Se non possiamo essere noi a portare Serghej in Italia, vorremmo che ci pensi qualcun altro”, hanno pensato. E hanno deciso di lanciare un appello forte: “Adottate il fratello di nostro figlio!”

Serghej è stato dichiarato adottabile per le coppie straniere dall’inizio del 2011, ma il limite dell’età non gli ha ancora permesso di trovare una nuova famiglia. Non ha problemi di salute, è un ragazzino dolce, affettuoso, molto sensibile, socievole e sognante, ma anche curioso, pulito e parsimonioso. E soprattutto ha il diritto di trovare dei nuovi genitori e di venire in Italia, dove potrà rivedere i suoi fratelli, che già lo aspettano con ansia: pronti a giocare con lui, a insegnargli una nuova lingua, a gustare le prelibatezze del nostro Paese.

Chi fosse interessato ad adottare Serghej, può comunicare la propria disponibilità e chiedere maggiori informazioni scrivendo all’indirizzo mail cercounafamiglia@aibi.it oppure chiamare al numero 02/988221: questo ragazzino, infatti, è uno dei minori inseriti nella rubrica Figli in Attesa sul sito di Ai.Bi.

 

Una storia, questa, che riassume in sé tutte le bellezze e le difficoltà dell’adozione internazionale. Dalla gioia di accogliere e restituire una famiglia a un bambino all’amarezza di vedersi bloccati nel sogno di salvarne uno dal male dell’abbandono, dal desiderio di aprirsi a un minore che viene da lontano alla sfiducia verso un’adozione sempre più limitata da costi alti, tempi lunghi e burocrazia farraginosa. Tutti aspetti di cui si potrà parlare a lungo sabato 23 e domenica 24 maggio nel corso dell’Open Day sull’adozione internazionale organizzato da Amici dei Bambini in tutte le sue sedi italiane. Un appuntamento che darà la possibilità a tutti coloro siano interessati a intraprendere questo percorso di confrontarsi con i vari attori dell’adozione internazionale: enti autorizzati, associazioni familiari, politici, famiglie adottive e ragazzi adottati. Per saperne di più e porre le proprie domande sulle questioni più delicate relative a questa forma di accoglienza, visita la pagina dedicata.