Lazio, una proposta di legge per aiutare le famiglie adottive: tentativo ammirevole, ma ancora troppo dispendioso. Per salvare l’adozione internazionale servono le Commissioni Regionali

bianchiMentre il governo nazionale sembra essersi completamente dimenticato delle adozioni internazionali, chiudendole a chiave nell’ultimo dei suoi cassetti, alcune Regioni danno l’impressione di risvegliarsi dal torpore e di rendersi conto di quanto sia importante rinnovare e semplificare il sistema che regola l’accoglienza in Italia dei bambini abbandonati di tutto il mondo. Dopo la Lombardia, infatti, è ora il Lazio a muoversi in questa direzione, con una proposta di legge che mira a facilitare il percorso che conduce all’ingresso in Italia dei minori stranieri e al loro positivo inserimento sia in famiglia che a scuola. Un’iniziativa ammirevole, quantomeno per il tentativo di porre un freno al vertiginoso crollo delle adozioni internazionali a cui si sta assistendo negli ultimi anni, anche se sicuramente migliorabile, perché ancora lontana dal rendere davvero efficiente il sistema.

A farsi promotrice della proposta di legge è il consigliere regionale del gruppo “Per il Lazio” Daniela Bianchi che ha presentato la sua iniziativa lunedì 15 dicembre, in occasione della tavola rotonda promossa dalla rivista “Inter Legis” e intitolata “Regione Lazio: quali interventi normativi per le adozioni internazionali?” “A coordinare tutto il percorso di adozione e post-adozione – ha spiegato Bianchi – sarà, secondo la proposta, il Servizio Regionale per le Adozioni, un’interfaccia pubblica di coordinamento che fornirà informazioni e assistenza alle famiglie e supporterà i vari attori ed enti coinvolti”. Nello specifico, l’idea del consigliere regionale è quella di istituire una sorta di presidio costante che fornisca sostegno informativo ed economico alle famiglie che ne avranno bisogno. In base alla proposta di legge, infatti, le coppie adottive in difficoltà potrebbero ricevere aiuti grazie all’istituzione di uno specifico fondo di rotazione e di apposite convenzioni con Istituti di credito. Previsto anche il sostegno al post-adozione, in particolare al momento dell’inserimento scolastico. “La scuola ha un ruolo fondamentale – ha detto Bianchi – ed è il motivo per cui nella proposta di legge viene inserita la possibilità di formare, in tutte le scuole, una figura specifica sulle tematiche cognitivo culturali per i bambini provenienti da altri Paesi. La nascita di questa rete è fondamentale – conclude il consigliere laziale –, soprattutto per quei genitori che vorrebbero adottare e hanno bisogno di essere seguiti, informati e aiutati durante il lungo iter”.

Il futuro delle adozioni internazionali sembra essere quindi decisamente nelle mani delle Regioni. Davanti a un’Autorità Centrale nazionale lontana dai bisogni concreti delle famiglie e troppo politicizzata, il rilancio del settore deve essere necessariamente fondato sulla regionalizzazione del sistema. In questo l’Italia è chiamata a seguire gli esempi, positivi, di altri Paesi europei che hanno già imboccato con successo questa strada. Spagna, Germania, Austria: tutti Stati che hanno abbandonato il modello basato sulle Autorità Centrali Nazionali, sostituendolo con uno fondato su quelle regionali, più efficienti, più vicine alla popolazione e meno preda di giochi politici.

Per riuscire in questo senso, però, il nostro Paese ha bisogno di una profonda riforma del sistema. Non di semplici palliativi: cosa che invece pare essere, al di là dell’onesto tentativo che rappresenta, la proposta di legge che sta per essere presentata nel Lazio. L’istituzione di un servizio regionale che faccia da filtro tra le famiglie, gli enti e la Commissione Adozioni Internazionali non sarebbe altro che un organo in più all’interno del già complesso sistema, con tanto di ulteriori costi (pubblici) da sostenere. Molto meglio sarebbe la creazione di una vera Commissione per ciascuna Regione italiana, ispirandosi proprio ai modelli spagnolo, tedesco e austriaco. Modelli nei quali – aspetto non certo secondario – l’idoneità è rilasciata alle coppie adottanti con provvedimento amministrativo da parte dei servizi sociali e non dei tribunali. Che vorrebbe dire eliminare finalmente i Tribunali per i Minorenni dal percorso adottivo dei minori stranieri, rispettando la competenza delle autorità previste nella Convenzione dell’Aja 1993. Solo così si arriverebbe a un’autentica sburocratizzazione del sistema che diventerebbe più semplice, meno selettivo e certamente in grado di salvare l’adozione internazionale da morte certa e, se le cose non dovessero cambiare a breve, sempre più prossima. Il lavoro con le Commissioni Regionali, infatti, permetterebbe quell’accompagnamento delle coppie verso l’adozione che l’attuale sistema non permette, basato com’è sulle idoneità rilasciate dai Tribunali dopo selezioni molto severe, con il risultato che gli aspiranti genitori adottivi sono sempre più scoraggiati dall’intraprendere il percorso dell’adozione internazionale e questa rischia di sparire nel giro di pochi anni.