«Siamo una coppia di aspiranti genitori adottivi. O meglio lo eravamo…»

Mi chiamo C., sono un medico della provincia di Modena.

Giusto una settimana fa il nostro avvocato ci informava che il nostro ricorso presso la Corte d’Appello di Bologna (per un decreto di idoneità negativo relativo all’adozione internazionale) era stato a sua volta rigettato.

Siamo una coppia di aspiranti genitori adottivi, a questo punto meglio dire lo eravamo…

Abbiamo 34 e 38 anni e 3 figli biologici, il più piccolo di tre anni. Abbiamo iniziato a parlare di adozione quando ancora eravamo fidanzati, abbiamo letto libri e consultato siti nazionali ed internazionali prima di decidere di cercare di concretizzare i nostri progetti.

All’inizio del 2010 abbiamo avuto i primi incontri con i Servizi Sociali, a maggio 2010 il corso pre-adozione (obbligatorio in Emilia-Romagna), tra settembre e dicembre 2010 abbiamo sostenuto l’istruttoria (11 incontri totali): per l’equipe che ci ha seguiti eravamo idonei, unico problema… i miei genitori non avevano firmato l’assenso all’adozione, non volendo avvallare un progetto che per loro poteva mettere a repentaglio la serenità della famiglia, ma dicendosi disponibili all’accoglienza di un eventuale nuovo arrivato.

Il Tribunale dei Minori ha rigettato il decreto asserendo che, vista la nostra situazione familiare, il progetto era a loro parere irrealizzabile, mal inserendosi la difficile realtà di una adozione internazionale in una famiglia con bambini già presenti Asserivano anche che noi desideravamo un bambino sano, quando in realtà avevamo dato disponibilità per il solito “handicap lievi/reversibili” ma specificando che ci rendevamo perfettamente conto del rischio in divenire di un bimbo proveniente da paesi più in difficoltà.

Abbiamo deciso di fare ricorso contro un decreto che a nostro parere non ci apparteneva e i giudici della Corte d’Appello, dopo sei mesi di attesa, ci hanno congedato in un minuto senza nemmeno farci aprir bocca. Unico commento testuale di uno dei presenti, rivolto al Presidente: «Ma cosa pensano, di portare un estraneo in casa e dire… ‘Questo è vostro fratello’?». 

Ovviamente hanno confermato il rigetto, sostenendo che nella coppia c’è una forte disparità di motivazioni: io sono fissata con l’idea dell’adozione mentre a mio marito non interessa nulla. Tutto questo letto tra le righe di una relazione dei servizi che ci definiva idonei.

Oggi mi passa tra le mani l’articolo di Repubblica e non posso fare a meno di pensare che di famiglie, per i bimbi che sono soli, ce ne sarebbero… se forse venisse data loro un’opportunità, senza pensare che il fallimento adottivo è sempre e comunque alle porte… che l’adozione è in primo luogo accoglienza e famiglia… e non solo un grosso problema… sottolineo anche il fatto che se per l’adozione siamo a quanto pare non idonei, per l’affido (situazione a nostro parere più complicata, con tre figli piccoli), avremmo invece le porte spalancate.

La salutiamo e la ringraziamo per l’attenzione, e in bocca al lupo per le Vostre battaglie…

Saremmo felici se ci desse un suo parere in merito.

I coniugi C. ed A.

 

Carissima C., carissimo A.,

non perdete la speranza.

Tra le famiglie che hanno fondato e costituito Ai.Bi. c’è chi ha sperimentato su di sé le difficoltà e a volte anche i drammi che possono precedere e seguire l’adozione. Il messaggio per voi, sorto dall’esperienza di queste famiglie è: non perdetevi d’animo. In questo momento di crisi, le coppie che, come voi, credono nell’adozione e aprono la propria famiglia ad altri figli, sono un esempio illuminante di come l’adozione sia insita nel cuore e nel comportamento umano e di come essa, in quanto tale, dovrebbe essere sostenuta con strumenti più adeguati, come il supporto psicologico e l’accompagnamento amministrativo, anziché giudiziario.
I dettagli del vostro iter fanno aprire gli occhi sul fatto che la procedura burocratica dovrebbe essere razionalizzata, allo scopo di renderla più funzionale all’adozione. Non di rado la complessità dell’iter finisce per inquisire, demoralizzare e scartare coppie fortemente ispirate ad adottare. Ai.Bi. insegna agli aspiranti genitori ad ascoltare le parole del bambino abbandonato: «Credo che un giorno si spalancherà anche per me quella porta e finalmente chiameranno il mio nome!».
Entrate in sintonia con il bambino abbandonato: lui non perde mai la speranza di trovare due nuovi genitori e ogni giorno lotta contro il suo abbandono per mantenerla viva. Sarà lui la vostra seconda occasione. Coppie come voi rappresentano la migliore risorsa nazionale che possa aiutare a sanare l’emergenza dell’abbandono minorile.

Marco Griffini, Presidente di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini