Lettere al Direttore: «Vi siete mai chiesti che cos’è veramente l’affido?»

Parliamo di affido. La bellissima lettera di Angela, utente del Forum di Ai.Bi., genitrice affidataria e combattente per la solidarietà. La lettera è particolarmente ricca di spunti. La offriamo alle riflessioni dei lettori.

«L’affido non è che una delle tante arterie della solidarietà, ma, secondo me, rappresenta uno dei percorsi più duri e spaccacuore che si possano intraprendere nel corso di una vita. L’affido trae energia e forza dalle vite a cui si affida, senza avere un attimo di respiro e di tregua. Ogni qual volta un/a nuovo/a gladiatore/trice sceglie il terreno della solidarietà, sia che si tratti d’affido o di qualunque altro ambito, impegna la vita totalmente in una sciarada che a volte può divenire drammatica, perché è combattuta in ogni momento della giornata, ovunque si viva e si sia. Per me, solidarietà significa offrire un po’ di se stessi sempre e comunque, anche quando si sia sfiniti e vacillanti. La fiducia in un progetto d’affido può venire meno, perché si è stramazzati a terra per la stanchezza, il dolore o perché sovente le risorse economiche, di cui possono disporre gli affidatari, sono ben poche. Anche il contributo mensile che, per legge, è stabilito debba essere erogato agli affidatari, insieme ad altri piccoli sostegni, non è detto che ci sia a flusso continuo: in quanto un servizio sociale, per mancanza di fondi, potrebbe anche non erogare neanche il contributo mensile per gli affidatari, che all’affido si appropinquano con fiducia e speranza.

«Cosa fare, qualora si avesse in corso un affido o più? Rispedire al mittente il minore o i più minori in affido? In quei momenti, pare proprio che la vita assesti l’ennesimo K.O., poi un turbine di parole si leva potente in una tempesta d’emozioni; perciò non pare esserci soluzione se non rimettersi in piedi, perché, se non si è disposti a vivere l’esperienza dell’affido con sacrificio, dedizione assoluta e con la consapevolezza che gli aiuti di ogni tipo saranno non sufficienti a portare avanti un affido (ma che ben altro sarà richiesto in termini di risorse dagli affidatari), è preferibile non intraprendere la via impervia dell’affido. L’affido non è una strada che tutti possono percorrere, però non è una via per martiri o santi, ma è uno stile di vita che tende a creare “famiglia” per quei minori, piccoli e grandicelli, quand’anche gli affidatari vivano in scarsità di mezzi economici o di altri tipi di aiuti, ma siano ricchi del prezioso spirito di condividere quel poco o tanto che si abbia, unito a una capacità empatica di porsi negli altrui panni.

«È lo stesso principio che soggiace, per esempio, alla donazione di sangue. Si offre gratuitamente il proprio sangue, senza alcun ritorno di tipo economico o altro, perché si è consapevoli dei tantissimi esseri umani la cui vita dipende letteralmente da quei piccoli sacchetti di sangue, soprattutto in estate, in cui c’è una carenza cronica di donatori di sangue, al pari della carenza, anch’essa cronica, d’aspiranti affidatari. I più grandi ospedali italiani, in estate, sospendono anche operazioni per pazienti che dovrebbero essere operati urgentemente, per la mancanza di donatori, consolidati e nuovi. Un’altra penuria cronica riguarda il reperimento di sempre nuovi donatori di midollo osseo, perché ci sono delle persone la cui vita è appesa ad un filo, a volte solo la donazione da parte d’un donatore compatibile, potrebbe stravolgere in meglio un destino quasi reciso dal cordone ombelicale con la vita, tenendo presente che la compatibilità (tipizzazione) tra non consanguinei è rarissima, perciò è necessario che ci sia una moltitudine sterminata di potenziali donatori. Si può provare ad abbracciare la brutalità e la violenza del mondo, facendosi gladiatori/trici della solidarietà, in affido come nella vita. Una volta scesi nell’arena dell’affido non si conoscerà che tormento e solitudine, a volte anche persecuzione, ma per quegli sfolgoranti momenti di genuina estasi, alla fine di lunghe battaglie, continuerò ben volentieri a pagare il mio personale dazio nell’intraprendere sempre nuove ascensioni, per essere ancora in cima, anche dopo un’amara sconfitta, per assaporare il dolce mosto solidale caratteristico dell’affido».