Lettere al Direttore: minori italiani adottati all’estero, impossibile!

Buongiorno Direttore,

le scrivo dopo aver letto la notizia intitolata “Perché i bambini italiani non possono essere adottati all’estero”.

Sono davvero allibito da quanto sta accadendo nel nostro Paese, in cui ci sono tantissime domande d’adozione che restano, purtroppo, inascoltate. Solo pochissimi bambini in Italia vengono dati in adozione e questo fatto, a mio avviso, dovrebbe sfociare naturalmente in una riflessione. Dovrebbe farci pensare sul perché questo accade. Una soluzione al problema, a mio parere, potrebbe essere quella, anziché di aprire all’adozione internazionale, di assecondare la richiesta di adozioni all’interno del nostro Paese, snellendo le pratiche e facilitando l’assegnazione di bimbi italiani.

Mi sembra davvero assurdo che si pensi di dare bambini italiani in adozione internazionale, quando solo a Milano ci sono circa 1500 domande, con solo 100 bambini dati in adozione!

Questo comportamento mi lascia perplesso e non fa che avvalorare ulteriormente l’idea poco lusinghiera che ho dell’Italia attuale.

Grazie M.

Gentile M.,

è vero: in Italia e anche a Milano ci sono migliaia di bambini che potrebbero essere adottati ma non lo sono. Il problema è che spesso questi bambini sono grandicelli e non rispondono proprio alle caratteristiche che una coppia ha in mente.

Alcune volte questi bambini provengono da adozioni fallite, altri hanno un qualche legame familiare che i giudici non osano interrompere e così le adozioni nazionali sono poche a fronte di molte disponibilità. Non ultimo vorrei ricordare anche il ricorso che spesso viene fatto agli affidamenti “sine die”: meglio collocare il bambino in una famiglia affidataria, magari fino a 18 anni, piuttosto che definire in breve tempo la sua situazione giuridica e decidere per l’adozione.

Il vincolo di sangue, l’assistenza in istituto, l’affido “sine die”, l’età dei bambini costituiscono un impedimento alla concretizzazione dell’adozione.