L’Osservatore Romano: “La Chiesa e la società devono riscoprire la bellezza dell’adozione: il bambino adottato è un tesoro da valorizzare”

PiazzaPietro350«Dovremmo costruire un mondo più a misura di bambino; solo così avremo finalmente un mondo più adulto».
Intervenendo alla XXIII Settimana delle famiglie di Amici dei Bambini, svoltasi a Gabicce Mare, in provincia di Pesaro e Urbino, dal 24 al 30 agosto, l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, ha sottolineato – riferisce il Sir – che «è decisivo» che la Chiesa e la società riscoprano «la benedizione delle adozioni», mettendo i bambini al centro dell’attenzione.

«Vorrei fare di questo tema – ha aggiunto – una parte importante del lavoro del Pontificio consiglio per la famiglia, per la Chiesa italiana e mondiale. In particolare, vorrei dedicare alle adozioni un momento particolare nel corso dell’Incontro mondiale delle famiglie, in programma a Philadelphia nel 2015». Poi un invito alle famiglie del movimento Ai.Bi.- Amici dei Bambini, organizzatore dell’incontro: «Continuate ad accogliere e a farlo sapere: il vostro esempio è contagioso anche per me. Voi genitori adottivi e affidatari, voi responsabili delle associazioni dovete avere ancora più coraggio».

Le comunità vanno più e meglio coinvolte sui temi dell’adozione e dell’affido. Monsignor Paglia ha consigliato di ricorrere alla “furbizia dell’amore”: «Visto il momento difficile, c’ è bisogno di attrezzare il ragionamento al fine di fare comprendere un certo tema. Sarebbe importante, infatti, che le comunità cristiane riscoprano l’adozione nel panorama culturale del nostro tempo e capiscano che l’accoglienza è più importante del martellamento dell’eterologa, che rischia di essere improntato all’egocentrismo».

Le famiglie dell’Ai.Bi. accolgono anche bambini di religione diversa da quella cristiana: «Dobbiamo imparare ad applicare le parole di Gesù: c’è più gioia nel dare che nel ricevere», ha detto Paglia, per il quale «voi, accogliendo tanti bambini che altrimenti sarebbero rimasti soli, avete anticipato il modo in cui dovrebbe vivere tutta la Chiesa di oggi: imperniata sull’accoglienza universale. In più, avete accolto bambini di religioni diverse: in un momento in cui la diversità di religione rischia di creare divisione, voi avete unito. Rendiamoci conto che Gesù è impresso sul volto di tutti i bambini ,ma in modo particolare sul volto di quelli abbandonati».

L’associazione sostiene che «l’ abbandono non è una vergogna», che «l’essere adottato non è una macchia da tenere nascosta», che «l’avere una mamma e un papà diversi da quelli biologici non è un problema», che «venire da un Paese diverso da quello che ti sta accogliendo non è un limite». Per l’Ai.Bi., «il bambino adottato è un tesoro da scoprire, da valorizzare e da gestire con delicatezza e molta sensibilità». Da questa consapevolezza nasce il progetto «Andiamo a scuola di adozione e affido» che a settembre prende il via a Torino.

Il progetto ha una doppia finalità: formare gli insegnanti su come relazionarsi con i bambini adottati e in affido; fare vivere alla scuola, primo nucleo sociale nel quale il bambino si ritrova a vivere, la diversità culturale come un valore aggiunto.

 

Fonte: (L’Osservatore Romano)