Medio Oriente in fiamme, Siria “oscurata”: c’è bisogno del nostro aiuto!

siria200Dal nostro inviato (Luigi Mariani) – Al dramma della guerra in Siria, si aggiunge ora quello di paesi limitrofi come Iraq e Palestina: il peggio che poteva capitare, dal punto di vista umanitario. Più aumentano, infatti, i bisogni della popolazione siriana, meno fondi arrivano dalla comunità internazionale, ormai incapace di rispondere adeguatamente ai diversi focolai di crisi che stanno emergendo in Medio Oriente e che continuano a provocare vittime innocenti, sfollati, devastazione su larga scala.

Se circa un mese fa si temeva che l’invasione dell’Iraq da parte del gruppo jihadista dell’ISIS (Stato Islamico dell’Iraq e del Levante) potesse “distrarre” i donatori istituzionali dalla crisi in Siria, ora la ripresa degli scontri tra Israele e Palestina sta monopolizzando ancor di più l’attenzione dei media e delle istituzioni internazionali, oscurando inevitabilmente ciò che accade nei paesi vicini.

Inutile soffermarsi sulle speculazioni di tipo politico che ho sentito fare da tanti amici siriani, che ben conoscono le strategie dei vari governi dell’area medio orientale e sanno prevederne le mosse. È però facilmente intuibile come questa recrudescenza della questione israelo-palestinese rappresenti purtroppo, per le parti in conflitto in Siria, una “copertura” e una giustificazione a proseguire – se non intensificare – le violenze contro la popolazione civile. Un esempio significativo è certamente rappresentato dalla ripresa degli attacchi chimici nella cittadina di Kafr Zita, nel governatorato di Hama, dove l’esplosione di un ordigno al cloro ha provocato la scorsa settimana l’intossicazione di diversi civili, soprattutto anziani e bambini; non accadeva da qualche mese, da quando cioè l’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (OPAC) aveva cominciato a condurre delle indagini sull’utilizzo di questo tipo di armi, sulla base delle prove raccolte in loco da un giornalista italiano.

A fronte di questa situazione di crescente minaccia per la popolazione siriana, i bisogni continuano ad aumentare, mentre i soldi per farvi fronte scarseggiano. A oggi, i piani di risposta alla crisi siriana per il 2014, coordinati dalle diverse agenzie delle Nazioni Unite, e i relativi appelli sin qui rivolti alla comunità internazionale hanno ricevuto coperture per appena il 33% del totale di fondi richiesti (fonte: UNOCHA). Nello specifico, il piano per gli interventi umanitari all’interno della Siria (SHARP – Syria Humanitarian Assistance Response Plan) è stato finanziato per circa 610 milioni di dollari degli oltre 2,2 miliardi fissati come obiettivo (27%); il piano regionale per i rifugiati nei paesi limitrofi (RRP – Syria Regional Refugee Response Plan), ha ottenuto invece 1,3 miliardi degli oltre 3,7 preventivati (37%).

A breve si apriranno anche le donazioni per il Response Plan relativo agli interventi realizzati nel nord della Siria dalle ong presenti in Turchia, tra cui Amici dei Bambini: non resta che augurarsi che il riscontro sia positivo e “generoso”.

«Non ho una risposta per tutti quei siriani con cui ho parlato e che mi hanno chiesto perché il mondo li ha abbandonati» ha dichiarato di recente Valerie Amos, Vice Segretario e Coordinatore per gli Aiuti umanitari delle Nazioni Unite. Una risposta che forse nessuno può veramente dare e che di certo non implica l’utilizzo di parole, ma di fatti concreti.

A questo punto, l’appello va rivolto direttamente alle coscienze e al buon cuore di ciascuno di noi. Dove i governi pare che non possano (o non vogliano) arrivare, possiamo forse arrivare noi, con il poco che riusciremo a mettere a disposizione: in una situazione che si fa ogni giorno più disperata per tante famiglie siriane, anche il minimo aiuto sarà considerato prezioso.

In questo momento, la popolazione siriana ha bisogno di tutto l’aiuto possibile, da parte di tutti. Non restiamo a guardare.

Se vuoi dare anche tu il tuo contributo ai progetti di Ai.Bi. in Siria, per garantire ai bambini e alle famiglie siriane il diritto di sentirsi a casa, nel proprio Paese, visita il sito dedicato.