Milano. “L’affido di una ragazza di 16 anni? Tutt’altro che una missione impossibile. Anzi: un arricchimento reciproco”

affido adolescentiA volte i genitori sono chiamati a diventare un po’ come i camaleonti. Al pari di questi simpatici animaletti in grado di assumere il colore di ciò con cui entrano in contatto, anche le mamme e i papà devono dimostrare spirito di adattamento ai diversi comportamenti che un figlio può assumere. Soprattutto quando questo figlio proviene da una realtà difficile ed è in una fase decisamente delicata della propria vita.

Lo dimostra l’esperienza di Caterina e Giacomo (nomi di fantasia), genitori affidatari di Cristina (anche questo è un nome di fantasia), una ragazza oggi 16enne entrata in casa loro circa due anni fa. Fin dal primo momento Cristina ha allenato la “reattività” della coppia che l’aveva accolta e le stava donando quell’amore e quel calore che nella sua famiglia di origine non aveva mai ricevuto. “L’adolescenza è un periodo complesso per chiunque – spiega papà Giacomo -. Ma lo diventa ancora di più se si sta cercando di mettersi alle spalle un passato difficile. Ancora oggi, per esempio, nostra figlia alterna reazioni più infantili ad altre da ragazza matura. Ogni volta, quindi, io e mia moglie ci troviamo a dover scegliere la risposta giusta da darle, cercando di comportarci in ciascun momento come l’atteggiamento di Cristina richiede”.

L’adolescenza, si sa, è una grande contraddizione. Infatti, al di là di questo “ascensore emotivo”, Cristina non è certo una bambina. Anzi, ha un carattere ben consolidato. “Essere genitori affidatari di una ragazza di 14/16 anni – evidenzia ancora papà Giacomo – vuol dire doversi confrontare con una persona che, all’inizio, è realmente ‘estranea’. Nel senso che a quell’età tutti i meccanismi e le strutture del pensiero di un individuo sono ormai formati”.

Se queste sono le normali difficoltà di un affido come quello di Cristina, la bilancia pende comunque nettamente dalla parte delle gioie e delle soddisfazioni.

L’affido è un arricchimento reciproco – ammette Giacomo -. È vero che noi genitori diamo a nostra figlia ciò che nella sua famiglia di origine non ha mai avuto, ma è vero soprattutto che vivere con lei ogni giorno, affrontare con lei le difficoltà e condividere i momenti più sereni ci rende persone più complete”. Cristina, del resto, l’avrà capito di sicuro. Il suo affido è un percorso di accompagnamento all’autonomia per quando sarà maggiorenne, ma se le si chiede “come ti vedi da ora a 2 anni?”, lei risponde senza esitazioni “qui, in questa famiglia”.

Ma del resto Caterina e Giacomo forse l’avevano capito ancora prima di conoscerlo. Tanto che, pur avendo inizialmente dato disponibilità ad accogliere in affido un bambino di scuola primaria, quando si sono sentiti proporre una ragazza adolescente, non ci hanno pensato due volte ad aprire le porte di casa loro.

E ora sono pronti a farlo di nuovo. Con Amici dei Bambini si stanno preparando a un secondo affido. In vista di questa seconda preziosa opportunità, hanno però una speranza: quella di vedere rafforzate le possibilità per le famiglie affidatarie di confrontarsi tra loro. “Occorrono più gruppi di mutuo aiuto – dicono -. Nell’affido ogni situazione è diversa dalle altre, sei chiamato ad affrontare situazioni complesse, in cui devi cercare di metterti nei panni del bambino o del ragazzo che accogli. Per questo è assolutamente fondamentale potersi confrontare con chi ha già vissuto questa esperienza”.