Miliotti: per l’Italia i minori abbandonati non esistono

In occasione dell’annuncio della class action contro il Ministero della Giustizia, la scrittrice Anna Genni Miliotti ha inviato un messaggio di solidarietà ad Ai.Bi. Il Ministero, lo ricordiamo, da 10 anni è inadempiente nei confronti della legge: non ha ancora creato la Banca dati dei minori adottabili e delle coppie disponibili all’adozione. Ai.Bi. ha pertanto fatto causa al Ministero: il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha fissato l’udienza il 4 luglio 2012 e tutti i soggetti che si sentono danneggiati dalle mancanze del Ministero possono aderire, nella forma della class action.

Intervistiamo Anna.

-Presentiamoci ai lettori. Chi è Anna Genni Miliotti e su quali fronti è attiva nel mondo dell’adozione?
Sono un’esperta di adozione, con 20 anni di esperienza. Ho partecipato al coordinamento presso la Presidenza della Commissione Infanzia del Senato, nel 2001 ho redatto per il Ministero Affari Sociali e per la CAI la prima guida nazionale per l’adozione, che ho intitolato “Per una famiglia adottiva”. Fino al 2004 ho continuato la collaborazione con il Centro Nazionale di Documentazione per l’Infanzia e Adolescenza. Ho fatto progetti anche con il MIUR, ho collaborato (e collaboro) con tanti enti autorizzati e associazioni con interventi formativi. Ed ho aperto un centro di sostegno a Firenze. Ho scritto tanti libri (mi chiamano “la più prolifica scrittrice sul tema dell’adozione”), e ne vado fiera, così come vado fiera dei miei due figli adottivi. Loro sono senz’altro la molla che mi ha spinto ad avventurarmi in questo mondo ed in questa professione. Faccio parte di un gruppo internazionale di esperti, e viaggio molto per imparare e condividere esperienze. C’è sempre qualcosa da imparare!

-Class Action contro il Ministero della Giustizia: abbiamo ricevuto da lei un messaggio di solidarietà . Qual è la stata la sua reazione alla notizia?
Direi che era ora di muoversi. Sono sicura che inizieranno con addossare ad altri governi precedenti responsabilità e ruoli; ma da qualche parte bisogna cominciare.

-Come giudica la class action proposta da Ai.Bi.?
Mi è piaciuta l’originalità dell’azione, ma anche la sua forza comunicativa: siamo tutti “utenti” della giustizia, ed è giusto far valere le nostre ragioni. Soprattutto quando ci sono in campo i diritti dei minori.

La banca dati, stabilita (ma non realizzata ancora completamente) dalla legge, è uno strumento fondamentale di controllo sull’attività di enti locali (parlo di servizi sociali), tribunale per i minori, e presidi socio-sanitari. Ci fa sapere quanti minori sono istituzionalizzati, dove sono, e le loro caratteristiche (stato di adottabilità ed altro). Al solito le inadempienze sono nelle regioni meno affidabili in campo di tutela dell’infanzia e della salute; è evidente che i minori non registrati nella banca dati “non esistono”, e non solo non possono andare in adozione, ma nemmeno in affido.

Per le coppie, l’intento del legislatore era di poter velocizzare le pratiche di adozione nazionale, evitando attese troppo lunghe per i minori adottabili.

– Un’aspirante mamma adottiva, che desidera fare un’adozione nazionale, addirittura ci ha inviato una proposta: inserire gratuitamente una banca dati nel database del Ministero. Che ne pensa?
I Ministeri non possono funzionare se prima non funzionano i Tribunali per i Minori, le Regioni e così via. I dati al Ministero arrivano da lì.

– In Italia non si conosce il numero esatto dei minori fuori famiglia (le stime parlano di 35mila minori), dal 2006 le coppie fanno sempre meno richiesta di adozione (calo del 49%), la cultura dominante non facilita l’adozione, i costi sono alti, la burocrazia risulta lunga e non sottoposta a scadenze perentorie. Come agire per migliorare uno scenario simile?
In Europa, e non solo, i procedimenti per l’adozione sono più snelli che da noi. La modifica alla legge dell’adozione ha introdotto ancora un elemento di ulteriore lungaggine: l’intervento del giudice minorile, che controlla la pratica, incontra le coppie ed emette sentenza. Negli altri paesi, l’idoneità all’adozione è un procedimento di tipo amministrativo, con il concorso di assistenti sociali e psicologi, ma non di giudici. Perché addossare ai nostri poveri giudici minorili (che hanno ben altro da fare) anche questo compito? Mi chiedo poi se sia necessario un altro controllo sul lavoro degli operatori sociali. Quando mi reco all’estero ho sempre estrema difficoltà a spiegare il nostro sistema, fatto di controlli e controllori invece che di accompagnamento e sostegno alla genitorialità adottiva.

– Ai.Bi. dichiara che è tempo per una riforma legislativa dell’adozione, per abbattere costi e lungaggini dell’iter. Qual è la sua posizione in merito?
Snellire il procedimento per l’idoneità, eliminare l’intervento del giudice (così com’è non serve a niente), e aumentare la deducibilità dei costi per l’adozione internazionale al 100% delle spese. E nel contempo pretendere maggiore trasparenza nei costi degli enti. Ma anche rimanere “vigili” perché quanto previsto dall’attuale quadro legislativo venga davvero messo in atto!