Modena, manifesti contro nozze gay e utero in affitto scatenano la polemica. Giovanardi (Ap): “La verità fa male”

manifesti antigay modena“I bambini non si comprano. I bambini non si vendono. No a nuove forme di schiavitù. No al matrimonio gay”. Queste le frasi apparse su alcuni manifesti affissi a Modena e firmati dal gruppo di Area Popolare in consiglio comunale per dire no ai matrimoni omosessuali e alla pratica dell’utero in affitto. E immediatamente è esplosa la polemica.

La deputata del Partito Democratico Giuditta Pini parla di manifesti che “tendono a seminare l’odio e a favorire la disinformazione al solo fine di cercare una visibilità mediatica del tutto inutile”. Affermazioni che Pini giustifica con l’attuale momento di grave tensione che si sta vivendo nella nostra società: “Viviamo una fase davvero difficile – ha la deputata Pd -, in cui è davvero poco utile suscitare paure che non hanno ragione di esistere”.

Le risponde il senatore di Area Popolare Carlo Giovanardi, secondo cui Pini “fa finta di non sapere che con l’ignobile pratica dell’utero in affitto i bambini vengono sottratti a chi li ha partoriti dopo 9 mesi di gestazione, anche se la madre che ha firmato il contratto di compravendita del figlio ha cambiato idea. La verità evidentemente fa male”.

Immediato il riferimento al disegno di legge Cirinnà, attualmente all’esame del Parlamento, che introdurrebbe in Italia la stepchild adoption, ovvero la possibilità, in una coppia non sposata, per uno dei due componenti di adottare il figlio del partner. “La stepchild adoption – spiega Giovanardi – consente di fare diventare il partner dello stesso genitore adottante del figlio ottenuto all’estero con l’utero in affitto. Una vera e propria vergogna che richiama forme di schiavitù e di sfruttamento di situazioni di povertà e di disperazione e priva il bambino del diritto ad avere un padre e una madre”.

Sulla stessa linea anche Luigia Santoro, consigliere comunale di Ap, che, difendendo i manifesti incriminati, sostiene che essi evidenzino l’aspetto più drammatico del ddl Cirinnà. “Se una coppia dello stesso sesso vuole un figlio – dice Santoro -, deve ricorrere all’eterologa e alla compravendita di gameti. Due maschi, invece, all’utero in affitto, con lo sfruttamento di persone deboli”.

 

Fonte: Il Resto del Carlino