Napoli. Donna tenta di gettare neonato nel cassonetto: arrestata…ma che colpa ha? In città esiste solo una culla per la vita

napoliLa disperazione non va punita ma risolta e chi è disperato va aiutato altrimenti cadrà inevitabilmente e inesorabilmente in errore. Magari anche fatale. Chi deve aiutare è la società, altrimenti davanti all’errore del singolo, tutti devono fare un “mea culpa” e non condannare.

Quello che è successo a Napoli, dove una mamma dopo aver partorito, ha tentato di gettare il neonato in un cassonetto, è stata bloccata dalla polizia e arrestata per tentato infanticidio. Senza entrare nel merito del gesto, deprecabile, è necessario però soffermarsi e fare una riflessione: che senso ha arrestare una madre disperata? La colpa e’ nostra: a Napoli c’è soltanto una culla per la vita.

Troppo poco: manca una diffusione capillare di questi “dispositivi” dell’accoglienza il cui scopo è proprio quello di essere un’alternativa al cassonetto e quindi ad una morte certa.

Non a caso questo di Napoli è il secondo in pochi giorni: l’1 dicembre un altro caso simile è successo a Caserta a sua volta il secondo caso nel giro di un anno. Ad aprile del 2015 un altro bambino appena nato è stato ritrovato con le stesse modalità, all’esterno di un bar.

Ennesima vicenda, dunque, che fa emergere ancora di più l’impellenza di diffondere a livello capillare su tutto il territorio nazionale la Culla per la vita, l’unica vera alternativa al parto in anonimato in ospedale.

Ai.Bi., Amici dei Bambini, ha inaugurato la sua lo scorso 1 dicembre 2015 a Melegnano (Milano) facilmente raggiungibile dalla rete di autostrade lombarde, e che va a potenziare un’offerta ancora a macchia di leopardo in Lombardia. La culla di Ai.Bi è l’unica nel territorio, nel sud della città di Milano. Nella struttura dove è ospitata la culla sono presenti costantemente operatori specializzati o di chi lascerà il bambino nella culletta nella presa in carico del neonato, nel rispetto dell’anonimato della mamma.

Quante culle ci sono in Italia?

In Italia sono circa 50 le culle, compresa quella di Ai.Bi e un elenco si trova sul sito del Movimento per la vita http://www.mpv.org/

Sulla base di questo elenco a Napoli l’unica culla per la vita si trova all’interno del Policlinico Federico II, in via Tommaso De Amicis 15.

Troppo poco. Perché più culle per la vita ci sono, più possibilità si da a un neonato di vivere. Perché è proprio questo ciò che condiziona la scelta di una mamma: quella di non abortire dando la possibilità al figlio di avere una chance di vita in totale anonimato per la madre.

Per una madre che non può o non vuole tenere con sé il proprio figlio, sapere di poter essere rintracciata costituirebbe un forte incentivo a soluzioni ancora più drammatiche, come l’aborto o l’infanticidio. Soluzioni che toglierebbero la vita al bambino, anziché aprirgli la possibilità di rinascere, come figlio adottivo.

Come funziona la culla termica?

Premendo un pulsante è possibile far aprire la nicchia, depositare il neonato e allontanarsi senza essere inquadrati dalle telecamere.  Queste, infatti, rilevano solo la presenza del neonato all’interno del vano e, attraverso un sensore, segnalano la presenza del bambino al personale sanitario. Oltre a garantire l’anonimato di chi vi lascia i neonati, la culla per la vita è dotata di una serie di dispositivi – riscaldamento, chiusura in sicurezza della botola, presidio di controllo 24 ore su 24 e rete con il servizio di soccorso medico – che permettono il pronto intervento per la salvaguardia del bambino. E’ importante sottolineare come la videosorveglianza è da riservare esclusivamente alla culla: in tal modo non è possibile individuare il/la portatore/trice del bambino.

Adagiare il bambino nella culla non costituisce un reato

Questo perché si applica la stessa normativa dell’abbandono in ospedale: ovvero la culla è costruita per salvare una vita umana. Sarà immediato il soccorso sanitario e il contemporaneo avviso al Tribunale per i minori che provvederà all’adozione del neonato.

C’è chi afferma che la “Culla per la Vita” faciliti l’abbandono/reato e, dunque, costituisce una sorta di istigazione a delinquere. Ma, rileggendo l’art. 591 del Codice penale, dove per abbandono s’intende il fatto di lasciare un minore “in balia di se stesso”, non risulta tale la deposizione di un neonato nella culla perché essa è costruita al fine di accoglierlo e salvarlo da morte certa in altro luogo.

Inoltre con la culla, non avviene né l’occultamento del neonato, né l’alterazione dello stato civile: il neonato non viene prelevato da nessun privato ma consegnato immediatamente al Tribunale per i minorenni.

Infine, secondo l’art. 568 del codice penale, non essendo denunciata la nascita da chi lo abbandona, non può trovarsi ad essere punito colui che, in assoluto anonimato, lo deposita nella Culla quale ultimo atto di umana pietà, per salvarlo. La culla è insomma un’iniziativa che vuole solo dare una alternativa di…vita a chi, innocente, è incapace di gridare al mondo la sua voglia di vivere.

Alla luce di tutto ciò è dovere di ciascun cittadino, ma soprattutto enti, istituzioni e politica intervenire per proteggere ed assicurare la vita con leggi ad hoc che mirino a normare quello che al momento è solo una prassi ancora troppo poco conosciuta  e a macchia di leopardo.