“Noi genitori dimenticati. I nostri figli ancora in Congo”

congo11Carla e Davide Schiavon, della provincia di Bergamo, sono i genitori di uno dei 59 bambini della Repubblica Democratica del Congo adottati da famiglie italiane, ma ancora bloccati nel loro Paese di origine. In questo articolo, che riportiamo integralmente, pubblicato sul quotidiano “L’Eco di Bergamo” venerdì 27 maggio, raccontano la loro esperienza fatta di attese, angosce e informazioni non date. 

 

Sono ufficialmente genitori di Hakim dal dicembre 2013. Da allora attendono il suo arrivo dalla Repubblica Democratica del Congo e denunciano che da marzo, nonostante questo sembrasse imminente, non hanno più avuto informazioni dalle autorità competenti.

Carla e Davide Schiavon, residenti a Dalmine, sono tra le 59 famiglie per cui da due anni e mezzo l’iter di adozione non è ancora concluso: “Abbiamo ricevuto – spiega Carla – dalla Repubblica Democratica del Congo la comunicazione della sentenza che rendeva ufficiale la nostra adozione nel dicembre 2013. Poi il Congo ha bloccato le adozioni per indagare su alcuni casi che riteneva sospetti e irregolari, anche se nessuno di questi riguardava adozioni italiane. A marzo di quest’anno ci è stato detto che le adozioni erano sbloccate e che a breve la situazione si sarebbe risolta con l’arrivo in Italia di Hakim, che invece è ancora bloccato in un orfanotrofio nella città di Gornav.

“Sono passati ormai due mesi ma – afferma Carla-, nemmeno dopo i nostri solleciti, le mail e le telefonate, abbiamo più avuto informazioni dalla Cai, la Commissione per le adozioni internazionali, ovvero l’organo della Presidenza del Consiglio dei Ministri che si occupa del tema”.

E sono proprio «informazioni» quelle che mercoledì Carla e Davide sono andati a chiedere direttamente a Roma, insieme ad altre famiglie che si trovano nella loro stessa condizione: hanno denunciato la situazione ai media e ottenuto un incontro con il ministro Maria Elena Boschi, a cui il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha da un paio di settimane conferito la delega per le adozioni internazionali, e che è per questo diventata presidente della Cai. Mercoledì il ministro Boschi ha ricevuto nove di queste famiglie (Carla e Davide non erano fisicamente presenti all’incontro).

“Ci ha promesso due cose – afferma Carla -: di darci informazioni sullo stato delle pratiche e una data certa sull’arrivo dei bambini. Noi le diamo fiducia. Ci siamo però dati tempo alcuni giorni: se non ci verrà detto almeno come stanno le cose e se queste risulteranno essere state solo parole, torneremo a Roma a protestare”. Per la verità ad aprile e a maggio un buon numero di bambini congolesi è riuscito ad arrivare in Italia. Ne mancano però ancora 59, dei quali i genitori sanno poco o nulla. “Hakim – affermano – oggi ha 9 anni, ma lo abbiamo visto solo in fotografia, non gli abbiamo mai parlato. Sappiamo che si trova nella Città di Goma, in un orfanotrofio, mentre i figli di altre coppie sono nella capitale Kinshasa e da marzo i genitori adottivi non ricevono notizie dei loro bimbi». Non tutte le famiglie in attesa, prosegue Carla, “sono d’accordo di protestare e denunciare la situazione ai giornali, anche perché ci è stato sconsigliato dalle autorità. E in effetti, martedì la Cai era intervenuta con un comunicato pubblicato sul proprio sito web criticando “ventilate azioni sconsiderate che attraverso una strumentale e ingiustificata spettacolarizzazione possono pregiudicare l’ordinato e sicuro rientro dei bambini dal Congo”. La Cai aveva poi aggiunto: “L’Italia, contrariamente ad altri Paesi, ha ottenuto la validazione da parte dell’apposita Commissione governativa congolese di tutte le procedure adottive e tutti i bambini stanno ordinatamente rientrando con tempi e modalità concordate con le autorità del Congo”.

“Noi però – conclude Carla – non siamo più disposti ad andare avanti in questo modo ed esigiamo quantomeno delle informazioni su cosa stia succedendo. Per questo, autonomamente, ci siamo mobilitati, abbiamo creato un comitato e aperto un blog su internet (genitoriadottivirdc.altervista.org) per fare conoscere a tutti la situazione in cui ci troviamo.