Nostra figlia vuole tornare a visitare l’istituto in Russia: è consigliabile?

Buongiorno Ai.Bi.

Siamo i genitori adottivi di una ragazza di origine russe, arrivata in Italia nel 2006 e oggi 16enne. Qualche tempo fa per la prima volta ci ha rivolto la fatidica richiesta che ci aspettavamo da alcuni anni (più o meno dall’inizio dell’adolescenza) e che, stranamente, non ci era ancora giunta: quella di andare a visitare il suo Paese di origine e in particolare l’istituto di Mosca in cui viveva prima che noi la adottassimo.

Per ora le abbiamo detto che stiamo valutando la sua richiesta che, a onor del vero, ci spaventa un po’. Che fare in questi casi? Ci consigliate di accontentarla o di dissuaderla?

Grazie per i consigli,

Elena e Federico

TRASFORINI 400 286Cari genitori,

il ritorno ai luoghi di origine riveste una notevole importanza nell’ottica della ricostruzione della storia e quindi del senso identitario di un minore adottato.

Ogni figlio adottivo, per quanto possa essere arrivato nella sua nuova famiglia in tenera età, conserva sempre un ricordo, a volte non strutturato, di quanto vissuto prima di essere accolto e che ha lasciato in lui un’impronta. Se questo figlio, una volta diventato grande, volesse andare a visitare i luoghi da cui proviene, sapere qualcosa in più dei posti che lo hanno visto nascere e della sua cultura, il nostro consiglio è quello di non tarpargli le ali, ma di aiutarlo, di accompagnarlo nel viaggio, condividendo con lui lo spirito della sua ricerca. Questa ricerca è un bisogno di molti, ma non è vissuta da tutti nello stesso modo c’è chi parla di paura o di timore e chi invece di curiosità e serenità. In questo percorso di riscoperta della loro storia, i figli vanno accompagnati. Visitare i luoghi in cui i ragazzi hanno ricevuto le prime cure, prima di essere adottati e diventare i vostri figli, è qualcosa che va vissuto quando il momento è opportuno e che deve essere preparato. Il momento giusto lo si individua vivendo insieme e stando in relazione profonda con i propri figli, vivendo la preparazione e l’esperienza del viaggio con loro, magari con l’aiuto di professionisti o con il mutuo sostegno di altre famiglie che vogliono intraprendere la stessa avventura.

Tutto il nucleo famigliare, nel vivere questo ritorno, sarà carico di emozioni, non necessariamente positive, che è bene far esprimere al ragazzo, in modo che si senta legittimato nel vivere i propri vissuti emotivi, anche se negativi, e, ancora una volta, accolto. Tornare nei luoghi di origine, quindi, aiuta i figli adottivi a colmare i loro vuoti, a completare il puzzle della loro vita e a non sentirsi persi.

Un caro saluto,

 

Ufficio Stampa di Ai.Bi.