Perché Gesù ha affidato ai genitori adottivi l’annuncio del Suo volto in ogni bambino abbandonato?

 famiglia cristianaSeguendo una tradizione consolidata, le famiglie adottive e affidatarie della comunità La Pietra Scartata si ritrovano il primo sabato del mese a recitare insieme il Santo Rosario per i bambini abbandonati di tutto il mondo. Per questo mese di febbraio, il commento e la preghiera che accompagnano il brano del Vangelo di Luca sono a cura dei coniugi Lisia e Antonio Gorgoglione della comunità La Pietra Scartata della Puglia.

Perché il Signore ha affidato proprio a noi – si chiedono i coordinatori regionali pugliesi – la missione di annunciare il suo volto in ogni bambino abbandonato? Quante volte ci siamo sentiti, come Pietro, testimoni inadeguati e abbiamo detto al Signore … “Maestro, allontanati da me perché sono un peccatore!” La riflessione prende infatti spunto dall’episodio del Vangelo che narra la pesca miracolosa e la “chiamata” di Gesù agli apostoli.

 

 

Commento e preghiere a cura di Lisia e Antonio Gorgoglione (Comunità Regione Puglia)

 

Vangelo secondo Luca (Lc 5,1-11)

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

 

 

COMMENTO

In questo brano del Vangelo,Pietro, profondamente colpito dalla pesca miracolosa, prende consapevolezza del suo peccato, allontana il Maestro al quale ha comunque prestato la barca. Il tema di questa domenica sembra proprio essere l’inadeguatezza del nostro ministero, l’abisso che separa l’enormità della Parola che annunciamo e la nostra incapacità nel viverla in maniera credibile. È una riflessione che, se vogliamo, ci inquieta, a volte ci scoraggia, ma, costantemente, ci fa riflettere! Questo passo del Vangelo coinvolge noi, famiglie adottive e affidatarie, direttamente … siamo chiamati in causa molto da vicino! Per quale misteriosa ragione il Signore ha affidato alle nostre fragili mani la preziosa missione di annunciare il suo volto? Perché portiamo il tesoro del Vangelo in fragili vasi di creta? Perché il Signore ha affidato proprio a noi la missione di annunciare il suo volto in ogni BAMBINO ABBANDONATO? Quante volte ci siamo sentiti, come Pietro, testimoni inadeguati e abbiamo detto al Signore … “Maestro, allontanati da me perché sono un peccatore!”

Il Signore ci chiama nel bel mezzo della quotidianità, nella “normalità” della nostra vita quotidiana, nell’incedere noioso dei giorni che passano. Ed è Lui che ci chiama, che ci raggiunge: non abbiamo bisogno di luoghi speciali per fare esperienza di Fede o di giorni particolari, diversi dagli altri. Proprio nella fatica del lavoro quotidiano, tra gli affanni della vita familiare, tra le fatiche quotidiane dell’esperienza di essere Padre o Madre di un bambino abbandonato possiamo intravvedere il volto di Gesù abbandonato!

Improvvisamente, durante questa apparente “normalità”, il Signore ci chiede di dargli una mano. Siamo abituati a pensare a Dio come uno che la mano ce la dà. Invece ce la chiede. Strano no?

La barca, nei vangeli, ha sempre a che fare con la nostra esperienza familiare, comunitaria, di Chiesa … infatti, nella barca si sta insieme, in uno spazio ristretto, poco sicuro. E qualcuno deve remare, un altro deve tenere il timone e capire come fare per superare le onde più alte. Ma sulla barca c’è Gesù. E sa bene in che direzione andare. Nel nostro navigare, spesso in acque burrascose, verso il figlio abbandonato, il Signore ha il comando della nostra barca e conosce bene la rotta. Non sappiamo perché il Signore scelga discepoli fragili come noi per questa esperienza di Amore;  non sappiamo perché i discepoli, i Dodici in primis, siano stati scelti così goffi e incoerenti. Forse perché trasparisse con maggiore chiarezza che quella grazia che arriva al cuore degli altri non viene dalle nostre capacità o dalla nostra bravura, ma dalle labbra stesse di Dio. Forse perché, come sperimenterà bene l’apostolo Paolo, nella nostra fragilità si manifesta in pienezza la potenza di Dio.

Tutti noi vorremmo essere più capaci, più degni, più santi nella nostra missione di accoglienza di in bambino abbandonato … invece, ogni giorno, devo fare i contri con le mie fragilità e le mie debolezze ma, è proprio in questa mia debolezza, che la Misericordia e l’Amore di Dio si manifestano pienamente! Gesù non si preoccupa e non scandalizza del peccato di Pietro! Gesù, allo stesso modo, non si scandalizza del nostro peccato! Il peccato è la condizione necessaria per sperimentare la Misericordia di Dio. Siamo chiamati a diventare pescatori di uomini. Il verbo usato da Luca non è propriamente pescare ma catturare vivi, prendere per mantenere in vita. E il mare, nella Bibbia, è il luogo del male, dove abitano le tenebre. Non siamo forse anche noi, genitori adottivi e affidatari, pescatori di bambini? Chiamati a prendere i nostri figli abbandonati per mantenerli in vita? Siamo chiamati a tirare fuori dalla situazione di disperazione e di dolore, di scoraggiamento e di morte, quanti più bambini abbandonati, restituirgli la dignità di FIGLI per condurli alla salvezza di Dio.

E lo possiamo fare perché abbiamo, noi per primi, sperimentato la bellezza della presenza di Dio, un Dio che ci chiede di collaborare, di prendere il largo, di aiutarlo, una volta salvati, ad indicare la salvezza. Come Gesù stesso ci ha promesso, accogliendo il Maestro siamo stati accolti dal Padre.

 

 

 

Preghiamo

 

Nel 1° mistero

preghiamo il Signore affinché guidi la nostra barca e ci indichi la rotta nel mare della nostra vita e, anche durante i giorni di burrasca, possa darci forza e speranza quando, nella paura, urliamo “Signore salvaci!”.

 

Nel 2° mistero

preghiamo affinché il Signore ci trasformi in testimoni credibili della Sua infinita Misericordia.

 

Nel 3° mistero

preghiamo affinché ogni nostro figlio abbandonato e poi salvato dalla Misericordia di Dio possa essere, nella propria esperienza di figlio “salvato”, testimone dell’Amore ricevuto dal Signore.

 

Nel 4° mistero

preghiamo il Signore di sostenere le nostre comunità de “La Pietra scartata” e di Amici dei Bambini nelle fatiche quotidiane e, anche quando le reti diventano sempre più pesanti da tirare, ci sostenga e ci dia la forza per perseverare nella nostra missione.

 

Nel 5° mistero

preghiamo il Signore affinché illumini i nostri Governanti rendendoli testimoni concreti, coerenti ed attenti al primario interesse di ogni bambino abbandonato ad avere una mamma ed un papà per tornare ad essere FIGLIO.