Profughi, 2mila famiglie pronte a ospitare i bambini in Italia: ‘Semplificare regole per l’affido’

africanelliUna mobilitazione che ricorda la reazione dei 12mila islandesi. Ai.Bi. raccoglie le disponibilità delle famiglie pronte ad accogliere in casa propria i piccoli migranti, ma “la burocrazia rischia di rendere queste offerte inutili”. Ne parla Diego Moretti, responsabile del progetto Bambini in Alto Mare, in questa intervista rilasciata al giornalista Luca De Vito di “Repubblica” e pubblicata venerdì 4 settembre. Di seguito riportiamo il testo integrale dell’articolo.

 

È una corsa alla solidarietà quella che è scattata dopo che sono circolate le fotografie del piccolo Aylan, 3 anni, siriano, trovato morto sulle spiagge di Bodrum in Turchia. Nella sede della onlus “Amici dei bambini”, di San Giuliano Milanese, i telefoni hanno cominciato a squillare frenetici: dall’altra parte c’erano centinaia di famiglie che si sono dichiarate disponibili ad accogliere bambini profughi arrivati in Italia. Da Milano sono arrivate circa 100 offerte di ospitalità, da tutta la Lombardia (la regione con il maggior numero di disponibilità) 256. In totale, la onlus ha raccolto sul territorio nazionale quasi 1800 proposte di famiglie pronte a ospitare piccoli rimasti soli durante il lungo viaggio per fuggire dalla guerra.
Per molti il meccanismo è stato immediato: “Cercando su Google uno dei primi risultati su queste tematiche rimanda al nostro sito  –  spiega Diego Moretti, dell’associazione  –  motivo per cui in moltissimi ci hanno chiamato per dare una mano”. Un’ondata di solidarietà che va oltre i timori e le paure di chi fa le barricate contro i profughi, e che ricorda molto la reazione dei 12mila islandesi che si sono dichiarati pronti ad accogliere i profughi nelle proprie case.
Ma è uno slancio che purtroppo rischia di scontrarsi con una realtà burocratica complessa e che difficilmente porterà a dei risultati. “Il sistema dell’accoglienza sull’affido familiare di un minore funziona a livello territoriale  –  spiegano dalla onlus  –  ed è lo stesso sia per i bambini italiani che vengono allontanati dal nucleo familiare per una questione di tutela sia per i minori stranieri non accompagnati. Il punto è che ci vorrebbe un progetto su scala nazionale. Penso ad esempio a un albo delle famiglie affidatarie dove poi, al momento dello sbarco, un servizio centrale va ad individuare nelle varie località dove è presente la famiglia che ha le caratteristiche idonee per accogliere il minore”. Cosa che però al momento non esiste, per cui si deve sottostare anche in questo caso alle lunghe trafile per l’affidamento.
Un altro ostacolo dipende poi dall’età dei bambini. Il 90 per cento delle famiglie che hanno dato la propria disponibilità, si sono dette pronte ad ospitare piccoli fino a un massimo di dieci anni, quando in realtà molti dei minori non accompagnati che arrivano sul territorio italiano sono ragazzi adolescenti di 16 e 17 anni. “Ovviamente la fotografia del bambino di pochi anni sulla spiaggia smuove una sensibilità maggiore  –  aggiunge Moretti  –  molti però, quando vengono invitati ai nostri corsi informativi, poi non proseguono il percorso”. Resta comunque il dato di molte persone che si sono dichiarate pronte a ospitare e il messaggio politico che c’è dietro. Lo stesso lanciato dal cardinale Angelo Scola due giorni fa, che ha chiesto leggi e regolamenti più elastici per quanto riguarda la sistemazione dei profughi. “In questo caso  –  conclude Moretti  –  l’obbiettivo dovrebbe essere quello di dare un supporto all’accoglienza diffusa in famiglia”.