“Pronto? Avete un posto per una mamma con il suo bambino?” La squadra della Family House pronta all’accoglienza 24 ore su 24

ikea-family-house2Non c’è niente di meglio delle parole di chi vive l’accoglienza delle mamme e dei bambini in difficoltà per raccontare la quotidianità della Family House, la “clinica per la cura dell’abbandono” di Amici dei Bambini, ufficialmente inaugurata martedì 1° dicembre. Di seguito riportiamo la testimonianza di un’operatrice Ai.Bi. pubblicata lunedì 30 novembre sul sito della Fondazione Cariplo.

 

Casa, cura, protezione, ascolto, comprensione, supporto, fiducia: di questo hanno bisogno le madri che rischiano di abbandonare i loro figli. E questa è l’assistenza che la Family House offre sul territorio lombardo, aprendo le sue porte 24 ore su 24. Ogni donna che viene accolta riceve attenzioni speciali, grazie a un programma in 3 livelli: 3 gradini che conducono alla scoperta di sé, del proprio ruolo e del proprio bambino. Appena arrivata, una donna è accolta in una Comunità Mamma-Bambino con operatori presenti giorno e notte. Dopo circa un anno passa in un Appartamento di semi autonomia e viene seguita per qualche ora al giorno da un educatore. Una volta riappropriata delle sue forze e fiducia, va in un Appartamento di Alta Autonomia, incontra qualche volta gli operatori e si occupa della sua formazione professionale oltre che, naturalmente, della crescita del proprio bambino. 
Questa è la testimonianza di un’operatrice dell’Associazione Ai.Bi. Amici dei Bambini: 24 ore su 24 disponibile per aiutare le mamme e i bambini in condizioni di fragilità. 

 

 

“La vera emergenza? E’ l’Italia! Me lo ripeto ogni giorno … e la mia “normale” giornata di lavoro inizia alle 8 del mattino e finisce … non si sa mai quando finisce! Ieri però è stato un giorno davvero speciale, e vale la pena di raccontarlo.  A volte capita che fai ogni sforzo possibile e purtroppo ti trovi davanti a dei muri insormontabili. Altre volte invece, come per incanto, tutto va nella direzione giusta e, in 24 ore, riesci a realizzare un sogno. Anzi due!” 
Inizia così il diario di una delle operatrici Ai.Bi. che segue le strutture di accoglienza (“Non voglio comparire col mio nome”, spiega. “Questo è il resoconto della mia giornata, ma è praticamente identico a quello dei miei colleghi. Qui la squadra è tutto!”).
“Oggi non mi sono accorta del tempo che passava. Fuori è già buio, diluvia, spengo il computer, prendendomi già qualche appunto per domani. Sono stanchissima e non vedo l’ora di essere a casa. Verso le 10 di sera squilla il telefono: è una chiamata di emergenza. C’è bisogno di un pronto intervento. Una mamma con il suo bambino ha bisogno di una collocazione immediata. La mamma è una ragazzina molto giovane e ha grossi problemi con i suoi genitori che non hanno accettato la gravidanza. L’ospedale in cui ha partorito ha cercato di trovare una soluzione per favorire il suo rientro a casa, ma non c’è stato nulla da fare. Tante paure, tanta sofferenza, ma la ragazza è molto determinata: vuole fare la mamma, nonostante tutto. Il neonato e la sua mamma hanno bisogno di ricevere subito le giuste cure e attenzioni, bisogna fare qualcosa immediatamente. Non può tornare a casa, è spaventata, non sa dove andare. Vengono subito consultati i servizi,  parte un giro di telefonate. Qui in Ai.Bi. la squadra è pronta: quando c’è un’emergenza tutti siamo reperibili e tutti entriamo in azione, ciascuno con il suo compito. Abbiamo da pochi giorni finito di allestire gli spazi di una nuova comunità: è bella, c’è ancora l’odore fresco di pittura. Possiamo aprirla subito? Stanotte? Adesso? Ovviamente sì, è la risposta. Raggiungo la casa, verifico di persona, tutto è pronto e l’accoglienza della mamma e del suo bambino è immediata. Vedere il sollievo sul viso di quella donna, cancella tutta la stanchezza di questa notte insonne. 
Torno a casa soddisfatta e crollo addormentata. La sveglia suonerà fra meno di quattro ore, alle otto. Peccato che, un quarto d’ora prima, a svegliarmi è … il telefono! Piazza di una grande città, sotto i cartoni, hanno trovato a ripararsi dal freddo e dalla pioggia una mamma con il suo piccolino. Mi immagino la scena, il terrore nei loro occhi, per essere stati scoperti, per non avere un altro posto dove stare. In pochi minuti sono pronta e operativa. Intanto i carabinieri e i servizi sono già attivi, la squadra di Ai.Bi. risponde anche questa volta all’appello. Andiamo a prenderli e accompagniamo la mamma con il suo bambino in Comunità Mamma Bambino. Qui potranno avere una propria camera calda. Qui potranno lavarsi e mangiare seduti a tavola, qui potranno sentire di essere accolti! 
Sono solo le 11 del mattino e mi sembra di aver vissuto un mese, non 24 ore. Non possiamo permetterci di fermarci nemmeno un attimo”.