Rassegna Stampa – Il Messaggero: «Il bimbo abbandonato commuove i romani, in dieci si offrono al Comune per adottarlo»

ROMA – Non l’hanno riconosciuto. Ma tanti sono disposti a prendersi cura del suo male, a dargli una casa e dei fratelli, «a trattarlo come un figlio». Madri e padri che figli ce li hanno già, alle spalle storie belle e meno belle, ma c’è ancora spazio nella loro vita per un gesto così grande. Il vicesindaco Sveva Belviso ha ricevuto tante mail, una decina di coppie si sono offerte a fare da genitori al neonato che non è mai stato stretto finora dalle braccia di una mamma. «Non mi aspettavo una simile disponibilità. Vedere la mia posta elettronica bersagliata da così tante mail mi ha commossa: c’è una corsa a dare una mamma e un papà a questo bambino».

Il vicesindaco ha chiamato una per una le famiglie che si sono candidate per adottare il piccolo. «Trasmetterò tutti i messaggi che ho ricevuto ai servizi sociali. si tratta comunque di un iter non semplice, le coppie devono essere selezionate e dichiarate idonee per l’adozione. Alcune lo sono già, altre si sono dichiarate disposte ad affrontare qualsiasi prova. Ma questa gara di solidarietà mi è sembrata comunque un bellissimo segnale».

«Potevo essere io quella mamma», scrive una signora che ha già due bambine. Racconta che otto anni fa, alla fine della sua gravidanza, fu diagnosticato alla sua prima figlia lo stesso male del neonato abbandonato: «acondroplasia», nanismo. «Amavo così tanto quella creatura dentro di me che l’avrei accettata comunque fosse nata. Mia figlia è nata sana, è stato un clamoroso errore della scienza». Lei e il marito hanno già ottenuto dal Tribunale di Roma l’idoneità all’adozione. «È rimasta dentro di me la sensazione che un bambino bisognoso di aiuto mi stesse aspettando. Capisco quella mamma, non condanno la sua scelta. Ma forse posso fare qualcosa per quel piccolino».

È nato il 3 gennaio, il piccolo senza un cognome. La madre ha programmato il parto alla trentottesima settimana dopo aver saputo della malformazione un mese e mezzo prima. Lo ha dato alla luce e lo ha lasciato in ospedale, come la legge consente a chi ha deciso di portare a termine la gravidanza ma non si sente in grado di allevare il figlio. Ha sofferto di crisi respiratorie, il neonato, e ancora non le ha superate del tutto. La legge prevede che a dieci giorni dalla nascita il bambino può essere dichiarato adottabile, ma i genitori hanno due mesi di tempo per ripensarci e riconoscerlo. «Mi auguro che lo facciano, che tornino sui loro passi», aggiunge il vicesindaco. «Forse parlando con uno specialista potrebbero convincersi di essere in grado di gestire questa malattia. Il bambino nonostante la malformazione può avere una vita normale».

Una volta che il bambino uscirà dall’ospedale il tribunale deciderà se verrà dato in affidamento temporaneo o verrà ospitato in una casa famiglia sotto la tutela del sindaco. Ha già tante offerte d’amore.

(Maria Lombardi, Il Messaggero, giovedì 12 gennaio)