Sblocco adozioni in Congo. Lia Quartapelle (Pd) chiama in causa il Ministero Affari Esteri

quartapelleLo scorso 28 gennaio l’interpellanza urgente della deputata di Scelta Civica Paola Pinna, il 03 febbraio la Presidente della Commissione Bicamerale Infanzia, Michela Brambilla. E prima ancora, il 26 gennaio, è stata la “volta” di Lia Quartapelle (segretario della Commissione Esteri e membro della Direzione nazionale del PD), che si è rivolta al Ministero degli Affari Esteri. Tre iniziative parlamentari a distanza l’una dall’altra di pochi giorni. Cosa di tanto impellente da spingere tre diversi rappresentanti politici e istituzionali a prendere “carta e penna”? Le adozioni internazionali e il modus operandi della CAI, Commissione adozioni internazionali, il cui atteggiamento convince sempre meno, politici, società civile e famiglie.

La deputata Pinna nella sua interpellanza che la vede prima firmataria e sottoscritta da altri 20 deputati, di cui 14 di Scelta Civica  e 6 di Democrazia Solidale-Centro Democratico mette in evidenza come oggi in Italia si stia rischiando di far morire il sistema dell’adozione, sia nazionale che internazionale.

L’onorevole Brambilla chiede mette sotto accusa la paralisi e l’inefficienza della CAI e fra l’altro gli interpellanti (Brunetta, Prestigiacomo e Carfagna, tutti di FI) si chiedono cosa aspetti il Governo ad intervenire per tentare di sanare “le palesi illegittimità che viziano l’operato della Commissione adozioni internazionali”.

E ora Quartapelle ha presentato un’interrogazione a risposta scritta, facendo riferimento alla mozione approvata all’unanimità il 15 luglio 2014, che impegnava il Governo a dare rinnovata, palese e concreta attenzione alle politiche in materia di adozioni internazionali, alla Cai, agli enti e alle famiglie adottive, e «a sostenere con convinzione ogni iniziativa volta a sbloccare le pratiche adottive di famiglie italiane in quei Paesi nei quali per ragioni sociali e politiche queste hanno subito un rallentamento», chiede ora quale sia lo stato delle iniziative diplomatiche programmate dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale per risolvere la situazione dei restanti bambini e assicurare il sollecito congiungimento dei bambini congolesi con le famiglie adottive”.

Riportiamo la versione completa dell’interrogazione.

Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

il 27 settembre 2013 la direzione nazionale delle migrazioni della Repubblica democratica del Congo ha informato le ambasciate dei Paesi di accoglienza dei bambini dati in adozione della sospensione per 12 mesi, a partire dal 25 settembre 2013, delle operazioni per il rilascio dei permessi di uscita per i bambini adottati dalle famiglie straniere;
nel mese di maggio 2014, il lavoro messo in atto dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha determinato l’esito positivo della vicenda che vedeva 24 famiglie inizialmente bloccate a Kinshasa, poiché i permessi di uscita per i minori venivano loro negati, e successivamente separate dai bambini, malgrado l’iter di adozione fosse stato regolarmente completato in Italia e in Congo;
le famiglie italiane, che avevano i documenti pronti e l’iter burocratico dell’adozione concluso già prima del 25 settembre 2013, ma con il volo di rientro prenotato per qualche giorno dopo quella data, erano rimaste in un limbo, che si era concluso il 27 maggio 2014, con l’arrivo a Roma da Kinshasa di 31 bambini;
allo scadere dei 12 mesi di sospensione annunciati, tuttavia, il 26 settembre del 2014, il Ministero dell’interno e della sicurezza della Repubblica democratica del Congo ha dichiarato che «la misura di sospensione dei visti d’uscita dei minori congolesi adottati da genitori stranieri è estesa fino a nuovo ordine»;
il presidente Kabila e il Governo congolese hanno affermato che il motivo della sospensione risiede nell’esigenza di operare una revisione delle procedure di adozione, al fine di aumentare il livello di tutela e di salvaguardia dei bambini congolesi destinati all’adozione; i tempi necessari per tale intervento restano incerti;
tale decisione incide gravemente sulla vita delle restanti circa 130 coppie che hanno regolarmente avviato, e in alcuni addirittura completato, l’iter di adozione, ma che sono soggette al blocco dei permessi d’uscita dei minori da parte delle autorità congolesi;
nel novembre 2015 il governo della Repubblica democratica del Congo ha deciso che 69 bambini, le cui adozioni da parte di famiglie straniere, anche italiane, erano state bloccate più di due anni fa, potevano raggiungere i loro nuovi genitori;
secondo i dati della commissione adozioni internazionali (Cai), dei 69 bambini adottati con sentenza definitiva da famiglie straniere, 10 sono adottati da famiglie italiane e sono giunti a Roma il 16 gennaio 2015 dopo oltre due anni di attesa; nel frattempo, altri 7 bambini che nell’autunno 2013 avevano l’iter praticamente concluso, sono arrivati in Italia, ricongiungendosi con le loro famiglie;
la mozione Quartapelle Procopio ed altri, n. 1-00326, approvata all’unanimità il 15 luglio 2014, ha impegnato il Governo a dare rinnovata, palese e concreta attenzione alle politiche in materia di adozioni internazionali, alla Cai, agli enti e alle famiglie adottive, e «a sostenere con convinzione ogni iniziativa volta a sbloccare le pratiche adottive di famiglie italiane in quei Paesi nei quali per ragioni sociali e politiche queste hanno subito un rallentamento». Ad oggi si sono ricongiunti alle nuove famiglie d’adozione in Italia 17 bambini –:
quale sia lo stato delle iniziative diplomatiche programmate dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale per risolvere la situazione dei restanti bambini e assicurare qua il sollecito congiungimento dei bambini congolesi con le famiglie adottive. (4-11790)