Senato. Maurizio Romani (Gruppo Misto): la CAI mina la credibilità degli Enti Italiani presso le famiglie e le autorità straniere

senatoIl senatore Maurizio Romani (Gruppo Misto) insieme ad altri 6 parlamentari, ha presentato al Consiglio dei Ministri un’interrogazione (l’ennesima in pochi giorni dopo quella della senatrice Enza Blundo e del senatore Aldo Di Biagio) per chiedere al Presidente del Consiglio dei Ministri di intervenire sul modus operandi della CAI che “minerebbe la credibilità degli enti autorizzati italiani presso le famiglie e le autorità straniere”

Nell’interpellanza il senatore Romani scrive che “a quanto denunciato da Ai.Bi. alcune coppie adottanti avrebbero ricevuto delle telefonate in cui la Commissione per le adozioni internazionali avrebbe chiesto loro di revocare all’ente l’incarico della gestione delle procedure adottive”.

È parere degli interroganti che la Commissione debba sicuramente svolgere una funzione di controllo sui requisiti – continua – e sulle attività degli enti autorizzati al fine di garantire il più ampio margine di trasparenza e correttezza nello svolgimento delle procedure di adozione. Allo stesso modo però la Commissione è assolutamente in grado, con gli strumenti previsti dalla legge n. 184 del 1983, di revocare l’autorizzazione agli enti che si dimostrino privi dei requisiti necessari alla loro attività. Appare dunque poco chiaro il modo di operare della Commissione in questa circostanza”

Alla luce di queste considerazioni, il senatore Romani precisa che “il mancato coordinamento tra la Commissione per le adozioni internazionali e gli enti contribuisce a rendere ancor più complesso un sistema che già mette a dura prova le famiglie che intendono adottare”.

Infine “mostrare alle autorità straniere le difficoltà di comunicazione tra gli attori italiani coinvolti nelle adozioni – conclude – metta in seria discussione la loro stessa credibilità ed autorità con il rischio di compromettere rapporti di collaborazione ormai consolidati o in procinto di formarsi”

Di seguito il testo integrale dell’interrogazione Atto n. 4-04326


ROMANI Maurizio , BENCINI , VACCIANO , SIMEONI , ORELLANA , GAMBARO , MASTRANGELI – Al Presidente del Consiglio dei ministri. –

Premesso che:

secondo il rapporto della Commissione per le adozioni internazionali (CAI) “Dati e prospettive nelle adozioni internazionali”, nel 2013 sono stati autorizzati all’ingresso in Italia 2.825 minori stranieri, a fronte dei 3.106 dell’anno precedente, con un decremento del 9 per cento, a loro volta le coppie adottive che hanno portato a termine un’adozione nel 2013 sono state 2.291 rispetto alle 2.469 del 2012, con un decremento del 7,2 per cento;

in base a quanto disposto dagli articoli 38 e 39 della legge 4 aprile 1983, n. 184, recante “Diritto del minore ad una famiglia”, la CAI è istituita presso la Presidenza del Consiglio dei ministri con lo scopo di garantire che le adozioni di bambini stranieri avvengano nel rispetto dei principi stabiliti dalla Convenzione de L’Aja sulla tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozioni internazionali;

con la legge 31 dicembre 1998, n. 476, di ratifica ed esecuzione della Convenzione per la tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale, fatta a L’Aja il 29 maggio 1993, è stato introdotto l’obbligo, all’interno del sistema previsto dalla legge n. 184 del 1983, di conferire l’incarico per l’adozione ad un ente autorizzato dalla CAI di cui la stessa legge stabilisce criteri e requisiti. Questi enti hanno un ruolo fondamentale nel procedimento di adozione in quanto non solo informano e affiancano la famiglia adottiva ma curano lo svolgimento all’estero di tutte le procedure necessarie per realizzare l’adozione;

ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2007, n. 108, la CAI è presieduta dal Presidente del Consiglio dei ministri. Con decreto presidenziale, in data 13 febbraio 2014, la dottoressa Silvia Della Monica, consigliere di Cassazione, è stata nominata, per un triennio, vicepresidente della Commissione. Successivamente, per delega di funzioni da parte del Presidente del Consiglio dei ministri, la presidenza è stata affidata alla vicepresidente Della Monica;

considerato che:

la Commissione per le adozioni internazionali si è riunita nel 2014 una sola volta, il 26 giugno, a fronte di una prassi consolidata di riunioni mensili;

le linee guida della CAI, approvate con delibera n. 3/2005, al paragrafo 9 affermano esplicitamente la necessità di una collaborazione istituzionale che, nel caso di visite in Italia da parte di rappresentanti di istituzioni straniere, si traduca in un momento di incontro anche con gli enti autorizzati dalla Commissione stessa. Agli interroganti risulta però che tale prassi si sia interrotta. Nell’ultimo anno gli enti denunciano di essere stati completamente esclusi dall’incontro con la delegazione del Burundi per la firma di un accordo bilaterale tra le due autorità ma anche dagli incontri precedenti alla firma dell’accordo. Stessa denuncia riguarda i rapporti della Commissione con la delegazione cambogiana: in questo caso i dettagli dell’accordo sono stati resi noti più di un mese dopo la firma;

il 18 novembre 2014, la CAI ha ricevuto un’esplicita diffida da parte di Ai.Bi., ente autorizzato “Amici dei bambini”, a seguito del mancato riscontro ad una richiesta di chiarimenti su un fatto che desta forti perplessità. A quanto denunciato da Ai.Bi. alcune coppie adottanti avrebbero ricevuto delle telefonate in cui la Commissione per le adozioni internazionali avrebbe chiesto loro di revocare all’ente l’incarico della gestione delle procedure adottive. È parere degli interroganti che la Commissione debba sicuramente svolgere una funzione di controllo sui requisiti e sulle attività degli enti autorizzati al fine di garantire il più ampio margine di trasparenza e correttezza nello svolgimento delle procedure di adozione. Allo stesso modo però la Commissione è assolutamente in grado, con gli strumenti previsti dalla legge n. 184 del 1983, di revocare l’autorizzazione agli enti che si dimostrino privi dei requisiti necessari alla loro attività. Appare dunque poco chiaro il modo di operare della Commissione in questa circostanza;

il mancato coordinamento tra la Commissione per le adozioni internazionali e gli enti che materialmente lavorano con le autorità locali per la formalizzazione delle procedure di adozione contribuisce a rendere ancor più complesso un sistema che già mette a dura prova le famiglie che intendono adottare. Inoltre è parere degli interroganti che mostrare alle autorità straniere le difficoltà di comunicazione tra gli attori italiani coinvolti nelle adozioni metta in seria discussione la loro stessa credibilità ed autorità con il rischio di compromettere rapporti di collaborazione ormai consolidati o in procinto di formarsi,

si chiede di sapere:

se il Presidente del Consiglio dei ministri sia conoscenza dei fatti esposti;

se non ritenga doveroso risolvere con urgenza l’evidente conflitto di interesse che vede i vertici della CAI concentrati in un’unica figura rappresentativa dunque sia dell’organo politico che di quello tecnico;

se non consideri di fondamentale importanza attivarsi al fine stimolare un maggiore dialogo ed una maggiore collaborazione tra la Commissione e gli enti autorizzati al fine di garantire maggiore forza ed operatività all’azione del nostro Paese nella gestione delle procedure di adozione.