Tribunale di Milano: «Avete un figlio epilettico: niente adozione internazionale»

MILANO – Il figlio biologico è disabile, e l’idoneità all’adozione internazionale è negata. Il Tribunale ha respinto la domanda di adozione internazionale presentata nel 2011 da una coppia lombarda, residente nel Varesino. Motivazione? I coniugi hanno un figlio biologico di 6 anni affetto da una rara forma di epilessia, la sindrome di Dravet. Ragion per cui i giudici hanno valutato che la coppia non è idonea, essendo «già gravata dalla malattia del figlio naturale: una condizione di grande vulnerabilità – scrive la relazione del Tribunale – che crea una prospettiva prognostica incerta rispetto al concretizzarsi di un’adozione internazionale».

Siamo davanti all’ennesimo episodio di idoneità giudiziaria avvenuta con i paraocchi? «Noi curiamo gli interessi dei minori abbandonati» dichiara il Tribunale dei Minori di Milano, secondo le parole del presidente Mario Zevola. E scoppia il caso con la Federazione Italiana Epilessie (FIE), che denuncia: «Grave caso di discriminazione a causa di disabilità, ai danni della coppia di coniugi. Nelle perizie dei servizi sociali si affermano non solo le capacità dei genitori, ma si rimarca come l’esperienza della disabilità vissuta con il figlio naturale li abbia resi maggiormente consapevoli del ruolo genitoriale e del tutto idonei ad affrontare, addirittura con accresciuti strumenti psicologici, le criticità che l’adozione internazionale potrebbe presentare».

È già guerra: la sentenza è stata presentata in Appello, previsto per il 22 marzo. I genitori difendono a spada tratta il figlio disabile: «Quando arriva in classe, è come se entrasse il sole – dice la madre –. Segue un corso assieme a un insegnante di sostegno». Rosa Cervellione, presidente della FIE, commenta così la decisione del Tribunale: «Nasce da un pregiudizio sulla disabilità, in contrasto con quanto dichiarano le Convenzioni internazionali dell’ONU». Zevola, dal Tribunale: «Curiamo gli interessi dei minori. Nell’adozione internazionale si cercano coppie che garantiscano le migliori condizioni di vita e non determinino problemi ai bambini abbandonati».

L’ultima parola ai genitori: «Vorrei chiedere al giudice di venire a vedere come viviamo – si sfoga il padre – e a fargli conoscere nostro figlio: è meraviglioso».