Ucraina: uteri in affitto a 30 donne italiane

Un mercato di neonati in Ucraina è stato svelato dall’analisi del Dna condotta dalla Procura di Brescia che ha indagato su una coppia del Lago d’Iseo, accusata di aver aggirato le rigide regole imposte in Italia dalla Legge 40 del 2004 sulla fecondazione assistita.

Il fatto è accaduto in una clinica di Kiev dove, nei primi cinque mesi del 2011, hanno partorito 30 donne italiane. Arrivate in Ucraina qualche giorno prima del lieto evento, sono tornate a casa quasi tutte con dei gemelli. Ma non tutte le donne erano incinte, i loro bambini sono stati partoriti da mamme in affitto.

Le indagini sono iniziate lo scorso maggio quando l’Ambasciata Italiana in Ucraina ha contattato l’Ufficio anagrafico del Comune di provenienza della coppia bresciana, in quanto servivano documenti per una mamma che aveva partorito a Kiev: i coniugi erano arrivati in Ucraina il giorno precedente al presunto parto della donna.

Una stranezza che ha destato i sospetti della Procura e dei Carabinieri e che ha permesso di svelare la corrispondenza del Dna dei piccoli con quello del padre ma non con quello della madre. 5mila euro il valore del denaro sborsato dalla coppia per coronare il sogno di diventare genitori. Sogno che costerà ai coniugi una condanna esemplare: 15 anni di detenzione.

La coppia respinge le accuse e nega di aver pagato una donna ma, secondo le intercettazioni telefoniche, la neo-mamma sarebbe stata anche disposta a trovare un medico compiacente che la operasse, per mostrare i segni del taglio del parto cesareo. E ora un medico traumatologo rischia di finire nei guai per aver firmato dei certificati medici attestanti il parto della signora.

Per la Procura tutto è chiaro: la coppia ha affittato un utero a Kiev e, dopo aver visionato le donne disponibili, è volata in Ucraina per il parto, per poi tornare in Italia dopo pochi giorni con i due neonati.

Sicuramente una scelta dettata dall’impossibilità di avere bambini e dalla rigida normativa italiana che consente la fecondazione assistita solo se assenti altri metodi terapeutici atti a rimuovere le cause di sterilità o infertilità.

Una scelta della speranza, una speranza di tante altre coppie disposte a tutto pur di provare la gioia di essere genitori.

(Dal Corriere della Sera, Wilma Petenzi, 18 Gennaio 2012)