USA: adozioni contro aborto. Ai.Bi. a Giovanardi: ‘Caro Ministro, ecco dove sbagli’

ll Ministro Giovanardi interviene nel dibattito aperto da Ai.Bi. sul tema delle adozioni dagli Stati Uniti. Va premesso che Ai.Bi. è l’unico ente oggi autorizzato ad accompagnare le coppie verso gli USA, Paese che ha da poco ratificato la Convenzione de L’Aja del 1993 dotandosi delle garanzie di controllo dell’autorità centrale e degli enti (agenzie) autorizzati.

Giovanardi ha affermato che le adozioni “dirette” dei bambini appena nati ‘non sono previste dalla normativa italiana e non si possono fare‘. Secondo il Ministro si tratterebbe di adottare un bambino “prima della nascita” e con una procedura contraria alla legge italiana che non consente il contatto diretto tra la madre e i genitori adottivi.

Innanzitutto Ai.Bi. non ha mai detto che le coppie italiane possono ottenere un bambino in Usa “prima della nascita”. “Abbiamo sempre spiegato – precisa Griffini – che la decisione definitiva della madre di dare in adozione in proprio figlio viene presa dopo il parto e non prima. Prima vi è la consulenza alla gestante che tiene contro dei suoi bisogni; poi, se questo è il desiderio della madre, si avvia la fase di selezione e di abbinamento per la futura adozione del nascituro. Il consenso per l’adozione, però, dal punto di vista legale viene dato solo dopo la nascita del bambino e viene “controllato” dal Giudice americano che pronuncia l’adozione. Inoltre la madre ha 30 giorni di tempo per cambiare idea”.

Quindi è una vera e propria adozione consensuale che viene ammessa dalla Convenzione de L’Aja e che viene già regolarmente praticata dall’Italia in altri paesi come il Nepal, la Cambogia e il Vietnam. I Paesi parte della Convenzione de L’Aja del 1993 che non prevedono nel loro sistema interno l’adozione consensuale sono la minoranza; questo tuttavia non ha finora impedito all’Italia di procedere con le adozioni e di riconoscere i propri impegni internazionali senza contestare le procedure interne agli altri Paesi.

Non è vero inoltre – prosegue Griffini – che le due famiglie (quella di origine e quella adottiva) hanno un contatto “diretto” contrario alla legge italiana: tra le due famiglie c’è sempre l’intermediazione delle agenzie autorizzate e c’è sempre (questo l’abbiamo sempre detto) il controllo del tribunale. Le famiglie possono anche decidere di non incontrarsi mai. Non è il fai da te, ma sono adozioni consensuali”.

Si tratta, dunque, di un procedimento controllato e legittimo che non si svolge in autonomia tra le due famiglie e che risulta pienamente conforme alla Convenzione, dove è previsto come requisito minimo e obbligatorio il “consenso” di chi ha la responsabilità sul minore. Del resto, se gli USA non rispettassero la Convenzione la loro adesione al Trattato non sarebbe certamente stata accettata.

D’altra parte va considerato che anche in Italia la legge garantisce alle donne il diritto di non riconoscere il proprio figlio al momento della nascita e in questi casi, anche in Italia, il bambino va in adozione. Per quanto riguarda l’adozione dei bambini appena nati, quindi, la legge italiana si avvicina al sistema del “consenso” perché permette alla madre di decidere di dare il proprio figlio in adozione appena dopo dalla nascita. E in entrambi i casi – sia in Italia che negli USA – è il Tribunale che controlla la validità del consenso e pronuncia l’adozione.