Venezia, il crollo delle adozioni. Intervista con il Presidente del Tribunale dei Minori

Al telefono con il Presidente del Tribunale dei Minori di Venezia, Adalgisa Fraccon, cerchiamo di comprendere i motivi che hanno comportato il calo di adozioni internazionali a Venezia e i rimedi possibili, capaci di rendere felici tutti i bambini abbandonati del mondo.

Un crollo del 26% sui Decreti di Idoneità, ottenuti dalle coppie tra il 2009 e il 2010, e un aumento dei rigetti, dai 17 del lontano 2004 ai 49 del 2010. Sono i dati emessi dal Tribunale stesso, cifre cui fare attenzione.

«Non è che ci sia da allarmarsi – esordisce Fraccon, commentando i dati –. Non è il risultato di un orientamento diverso dal passato. Quando ho ricevuto la richiesta di Ai.Bi. per quest’intervista, mi sono chiesta anch’io se vi fosse a monte un cambio di orientamento. Ma non è così».

Sempre la stessa buona aria di un tempo, quindi? Quella che in Veneto faceva respirare l’avanguardia dell’accoglienza, grazie agli interventi legislativi in materia di affidamento e di adozione, i primi a sorgere in Italia? Per voce della Presidente, apprendiamo che la causa del calo sarebbero i genitori aspiranti. «Si tratta di coppie che ci lasciano perplessi», sentiamo dire dalla Fraccon.

 «Non tutte le coppie sono idonee – spiega il Presidente –. Sembra aumentata da un lato l’età dei genitori aspiranti, che prima tentano almeno una volta di sottoporsi alla fecondazione assistita. Dall’altro aumenta l’età dei bambini adottabili, provenienti per lo più dall’Est del mondo, e la loro problematicità, sia di tipo psicologico che di salute. Dal Sud del mondo invece vediamo provenire molte fratrie, che comportano grande impegno. Lo slancio delle coppie c’è, ma un conto è lo slancio o la disponibilità, un conto è essere attrezzati. I rigetti sono episodi marginali. Tantissime coppie sono state trovate idonee. Ma abbiamo avuto più volte dubbi sui rischi adottivi. Le nostre risoluzioni sono volte a evitare incidenti nell’adozione».

Il Presidente avalla poi l’inserimento di una prassi nel Tribunale: l’imposizione dell’obbligo, per le coppie che chiedono l’adozione del secondo figlio, di aspettare un periodo di tempo di 24 mesi dall’adozione del primo.

Chiediamo alla Fraccon la sua posizione sul «Tempo-Zero di Ai.Bi.», ossia sulla sburocratizzazione delle procedure, da togliere ai Tribunali dei Minori e da trasferire in mano a Enti Autorizzati e Servizi Sociali. «La lunghezza dei tempi non dipende, se non in piccolissima parte, dai Tribunali – è la risposta del Presidente –. I servizi dei Tribunali, con le risorse attuali, non ce la fanno a stare appresso alle procedure e chiedono proroghe; e i mesi necessari ai lavori, da 4, diventano 8, e così via. Ma il miglioramento delle procedure non parte dalla soppressione delle competenze dei Tribunali. Il Tribunale dei Minori svolge un ruolo di importante garanzia, che non sarebbe la stessa se la svolgessero i servizi territoriali. Noto, nello sfoglio delle relazioni, un grande coinvolgimento dei Servizi nella storia delle coppie. Ma il Tribunale non si identifica nella coppia. Deve identificarsi nel bambino, e rispondere alle esigenze dei minori. Mi sembra che il ruolo giurisdizionale sia un ruolo di garanzia importante».

Se però il Tempo-Zero può portare a un miglioramento delle adozioni e a salvare più bambini, non è forse il benvenuto? «Più adozioni? Che cosa vuol dire? Non c’è da dare attenzione al dato quantitativo, ma qualitativo. Non serve entrare in un’ottica statistica. Ciò che migliorerei è il potenziamento delle équipe per le adozioni».