Vuoi adottare un bambino in Italia? È più facile se sei gay! Meglio un utero in affitto che il percorso dell’adozione internazionale

utero in affittoTra i motivi che hanno indotto il mondo politico italiano ad affrettare il passo verso l’approvazione di una legge sulle unioni civili è il tanto sbandierato ritardo del nostro Paese nel riconoscimento dei diritti alle unioni diverse dal matrimonio. Coppie omosessuali in primis. Ma siamo sicuri che l’Italia sia in ritardo solo su questo punto? L’impressione, piuttosto, è che si stiano prendendo decisioni con il classico sistema dei due pesi e delle due misure. Il tutto a discapito, manco a dirlo, dei bambini.

Da anni l’Italia viene accusata da più parti di essere, se non l’unico, di certo tra i pochissimi Paesi occidentali a non avere ancora regolamentato i matrimoni tra persone dello stesso sesso e la possibilità per le coppie gay di adottare un minore. Accusa arrivata nel tempo da più parti, sia interne che esterne al Paese. Con i mezzi di comunicazione a fare da cassa di risonanza a questa presunta lacuna italica.

Mentre sembra che nel mondo non si faccia altro che strapparsi le vesti perché in Italia ancora non sono in vigore il matrimonio e l’adozione per gli omosessuali, c’è un’altra verità che viene accuratamente tenuta nascosta. E che riguarda il destino di migliaia di bambini abbandonati.

Il nostro, infatti, è anche l’unico Paese, tra quelli con una lunga tradizione di accoglienza per i bambini privi di una famiglia, in cui qualsiasi coppia eterosessuale che desidera adottare un minore è costretta ad affrontare un’interminabile trafila burocratica. Solo in Italia due aspiranti mamma e papà, più che essere formati all’incontro con il proprio figlio adottivo, vengono sottoposti a un vero e proprio processo. Una selezione durissima tra Servizi Sociali e Tribunali per i Minorenni che pare più un percorso a ostacoli che una procedura di accompagnamento all’adozione.

Ora, poniamo il caso che il disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili venga approvato nella sua formulazione attuale, quella su cui il Parlamento ha iniziato a discutere. Con l’entrata in vigore della legge, sarebbe autorizzata l’ormai famigerata stepchild adoption, ovvero la possibilità che, in una coppia omosessuale, uno dei partner adotti il figlio biologico dell’altro. Una possibilità che si tradurrebbe inevitabilmente in migliaia di casi di ricorso alla disumana pratica dell’utero in affitto, che di fatto schiavizza donne povere che, per denaro, mettono a disposizione il proprio corpo per gravidanze surrogate. In Italia il ricorso all’utero in affitto è illegale, ma è consentita la registrazione – e con il ddl Cirinnà sarebbe autorizzata anche l’adozione – del bambino nato da utero in affitto all’estero. Se venisse approvata la proposta di legge sulle unioni civili, qualunque coppia omosessuale potrebbe chiedere al Tribunale di realizzare la stepchild adoption del minore ottenuto tramite maternità surrogata. Quale giudice avrà il coraggio di negare questo alla coppia gay, senza temere l’accusa di omofobia? Tutto ciò, mentre le coppie eterosessuali dovranno continuare a sottoporsi a una selezione durissima per poter dare una mamma e un papà a un bambino abbandonato.

Ecco l’inquietante paradosso. In Italia l’adozione rischia di diventare più facile per una coppia gay che per una eterosessuale. Chi sono i veri discriminati in tutto ciò? Evidentemente i bambini già nati e abbandonati, a cui verranno negati un papà e una mamma, e oltre 5 milioni di coppie etero senza figli, dimenticate da una classe politica che preferisce dedicarsi a una legge che apra le porte all’utero in affitto piuttosto che a una sapiente riforma delle norme sull’adozione internazionale.