«Adozioni internazionali, troppi gli enti autorizzati in Italia»

Enti italiani in sovrannumero e fuori controllo: nell’articolo di Antonella Mariani, pubblicato il 4 novembre sul quotidiano L’Avvenire, Carlo Giovanardi, presidente della Commissione per le adozioni internazionali della Presidenza del Consiglio, ribadisce la sana e robusta costituzione dell’italian way. «Controlli efficaci, revoca effettuata su più di un ente autorizzato per mancanza di trasparenza e garanzie sull’alto numero di Enti in Italia, per una maggior specializzazione e capillarità sul territorio. L’Italia è il secondo paese al mondo, dopo gli Stati Uniti, per adozioni Internazionali. Siamo sicuri che c’è davvero qualcosa da cambiare?».

Eppure, la lettura preoccupante dei dati sull’adozione italiana – relativi alla doppia scure del calo di richieste d’adozione e di aumento dei rigetti di idoneità, sanciti dai Tribunali per i Minorenni nel 2011 (cfr tribunali di Venezia e di Bolzano) – sembra invece preludere a una fase d’ombra dell’adozione internazionale italiana. Le dichiarazioni ottimistiche del presidente Giovanardi sono infatti riconducibili ai risultati delle pratiche di adozione ormai avviate anni orsono e in tutta apparenza capovolgono le tendenze in atto.

Il 6 ottobre, l’allarme lanciato all’Italia dal rapporto del Comitato per i Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza ha fornito al mondo dell’adozione alcuni elementi per confermare i timori sullo stato dell’arte. Amici dei Bambini, nella persona del presidente Marco Griffini, punta il dito sulla giungla di Enti autorizzati e sull’inefficienza di tanti di essi, che portano a segno solo una decina o meno di adozioni. «Con così tante autorizzazioni è difficile controllare l’operato degli Enti: conseguenza degli errori presenti nella legge 476 del 1998, che ha sottratto alle associazioni l’obbligo di attenersi a stringenti requisiti per diventare ente autorizzato», spiega Griffini. Concorde Paola Crestani, presidente del CIAI: gli enti debbono provvedersi di personale interno e dipendente. Piccoli o piccolissimi enti sono infatti costretti, secondo quanto riferito da Crestani, a ricorrere a non meglio identificati faccendieri, localizzati in loco.

Le coppie adottive e affidatarie e gli utenti del sito di Ai.Bi. hanno risposto al sondaggio online, lanciato questa settimana, dal titolo: Ha senso autorizzare Enti che portino a termine così poche Adozioni internazionali?, con un trend di risposte NO pari al 76% [dati aggiornati alle ore 12:00 di venerdì 4 novembre].