Bambini in alto mare: 716 famiglie pronte all’ affido dei minori non accompagnati. Iniziate le visite domiciliari

profughi bambini 350Il contatore non cessa di girare. Nella pagina dedicata al progetto Bambini in alto mare, ogni giorno viene aggiornato il numero delle famiglie che hanno aderito al progetto. Al momento sono 716. Sul podio dell’accoglienza tre regioni: Lombardia, con il 17% delle famiglie; Lazio con il 14% e Sicilia con il 13%. Intanto i profughi continuano ad ammassarsi nei Centri di prima accoglienza. Sono oltre 700 nel centro di Lampedusa, che dovrebbe accogliere al massimo 250 persone.

Trovare loro una sistemazione degna di un Paese civile è l’imperativo tanto delle istituzioni quanto di tutte le associazioni impegnate sul campo. Di fronte a condizioni di accoglienza al limite della vivibilità, documentate da inchieste giornalistiche, sembra purtroppo esserci una velocità diversa tra i tempi burocratici e l’operativa delle associazioni, che possono agire solo dopo le dovute autorizzazioni delle autorità competenti.

La macchina organizzativa di Amici dei Bambini prevede un intervento complessivo fatto di tre macroaree: strutture di seconda accoglienza per minori in loco, accoglienza domiciliare temporanea di minori all’interno di famiglie e infine comunità mamma-bambino

Da sette giorni è pronta la prima struttura che Ai.Bi. ha attrezzato per accogliere in modo dignitoso dieci minori non accompagnati. Adesso c’è solo da attendere che le prefetture di Agrigento, Messina, Ragusa, Siracusa, Catania e Trapani, a cui è stata inviata la disponibilità di Ai.Bi., esaminino con attenzione la proposta e diano il loro parere.

L’affido familiare è il secondo punto del progetto, che punta a far compiere all’accoglienza un salto di qualità, trasformandola da una logica di assistenza a  un sostegno basato su una relazione affettiva.

Da qualche giorno sono iniziate le visite domiciliari alle famiglie idonee che, dopo la prima generica disponibilità, hanno compilato e inviato il questionario di approfondimento.

Da subito sono state selezionate quelle che hanno esperienze di accoglienza, vale a dire che abbiano adottato un bambino o accolto in affidamento temporaneo un minore in difficoltà. E’ stata data priorità alle famiglie siciliane, per ragioni di vicinanza territoriale con le zone di sbarco dei profughi. Nonché quelle residenti di Lombardia, per vicinanza alla sede nazionale di Ai.Bi.

Successivamente le visite domiciliari coinvolgeranno le famiglie di tutt’Italia, grazie alla mobilitazione  delle quindici sedi regionali che Amici dei Bambini ha presenti sul territorio nazionale.

Il terzo punto riguarda le comunità mamma-bambino di Ai.Bi. Quelle presenti in Lombardia hanno la capacità di accogliere nuclei familiari in tempo reale. Ma anche in questo caso occorre che ci sia un’indicazione delle autorità competenti.

Sarebbe un paradosso continuare ad accogliere centinaia di profughi su materassini di fortuna, distesi sul pavimento, in centri ormai al collasso, mentre ci sono strutture vuote pronte a offrire loro un’accoglienza dignitosa e soprattutto c’è un esercito di famiglie tutte accomunate dalla voglia di donare gratuitamente amore a tanti bambini venuti da lontano.