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Presenza viva del Risorto

La riflessione di don Maurizio Chiodi prende spunto dalle letture proposte dalla liturgia per la VI domenica di Pasqua, dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 14,23-29), dai brani tratti dagli Atti degli Apostoli (At 15,1-2.22-29) e dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo (Ap 21,10-14.22-23).

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Ci stiamo ormai avviando verso la fine del tempo pasquale, questo tempo di grazia sovrabbondante che, in Gesù crocefisso e risorto, si riversa nella storia travagliata dell’umanità.

In questa storia, grazie al dono dello Spirito, la Chiesa – la comunità dei discepoli – è chiamata ad essere, pur con tutti i suoi difetti e le sue infedeltà, la presenza viva del Risorto.

Le parole di Gesù, nel Vangelo, sono eloquenti. Ma soprattutto la seconda lettura è un affresco meraviglioso della Chiesa di Dio.

L’Apocalisse parla di una «città santa», che è come «Gerusalemme», una città «che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio».

Questa città è un trionfo di luce, di splendore, di bellezza. È la bellezza di Dio che la illumina. È la grazia di un amore sovrabbondante e trasformante. All’origine della Chiesa c’è il riconoscimento di questo dono ricevuto. Noi cristiani non siamo uomini e donne migliori degli altri. Siamo peccatori perdonati, che spesso, nonostante il dono ricevuto, continuiamo a peccare, chiusi non tanto nei propri difetti – ineliminabili – ma soprattutto nella propria infedeltà a Dio!

Questa città, dice ancora l’Apocalisse, non ha tempio. Essa è tutta un tempio: è la Chiesa! Il suo tempio sono «il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello». Essa è tutta intera tempio di Dio, casa di Dio sulla terra, tempio dell’Agnello.

La Chiesa, per dono, è il popolo in cui risiede la presenza di un Dio che, in Gesù, ha dato la vita per noi. Questa è la sua luce, non la «luce del sole, né della luce della luna», dice l’Apocalisse con parole altamente poetiche!

La «lampada» che illumina la dimora di Dio tra gli uomini «è l’Agnello». È solo custodendo questa presenza di Gesù, crocefisso e risorto, che noi cristiani accogliamo la luce e la doniamo agli altri.

Questa Chiesa è il compimento dell’antico Israele, perché le «dodici porte» delle mura che proteggono la città, portano incisi «i nomi delle dodici tribù dei figli d’Israele».

Questa Chiesa si fonda sulla testimonianza degli Apostoli, perché le sue mura «poggiano su dodici basamenti» e su ognuno di questi sta scritto uno dei «dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello».

Non dobbiamo credere che queste immagini ‘celestiali’ vogliano rappresentare la Chiesa come qualcosa di ideale e disincarnato. Al contrario, la Chiesa è la presenza dell’Agnello, in cammino verso quella «città di Dio» che è più grande della Chiesa stessa e che si compirà alla fine dei tempi.

La presenza di Gesù, le sue parole, il dono del suo Spirito, sono la forza, lo splendore della Chiesa in cammino.

Le parole di Gesù stesso nel Vangelo, sono illuminanti.

Alla fine di questo Vangelo Gesù dice che Egli ci lascia, ma non ci abbandona. Il Risorto non è più tra noi, ma noi non siamo senza di Lui!

Giovanni descrive tre modi di questa presenza.

Il primo è l’ascolto della Parola di Gesù.

Questo ascolto è il segno dell’amore per Lui: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola». Accogliendo questa Parola, noi accogliamo l’amore del Padre. Così, il Padre e il Figlio diventano nostri ospiti: «noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui».

La Chiesa che ascolta Gesù lo ama e diventa la sua dimora, la sua presenza, la sua ‘casa’ nella storia. Non c’è altro modo per amare Gesù se non quello di ascoltare, incarnare la sua Parola, che è parola di grazia (dono) e di amore (impegno).

Il secondo modo in cui Gesù continua oggi a rimanere presente nella Chiesa è il dono dello Spirito.

Infatti noi possiamo ascoltare, comprendere e dare carne alla Parola di Gesù solo per il dono del «Paràclito». Non per le nostre forze, non per i nostri meriti, non perché siamo migliori degli altri, noi siamo uditori e testimoni della Parola.

È lo Spirito Santo, mandato dal Padre nel nome di Gesù, è questo Spirito che ci «insegnerà ogni cosa» e ci «ricorderà tutto ciò che io vi ho detto», dice Gesù!

Lo Spirito Santo ci insegna e ci ricorda. È Lui il nostro Maestro e noi siamo tutti discepoli. Noi impariamo attraverso la voce spesso tortuosa della storia, dei drammi personali e sociali.

Questo Maestro, che è lo Spirito, non dice cose diverse da Gesù, non aggiunge nulla a quanto Gesù ci ha detto. Solo ci ricorda tutto quello che Gesù ha già detto. Non abbiamo bisogno di chissà quali nuove rivelazioni. Abbiamo solo bisogno di ‘ricordare’, di fare diventare davvero nostre ‘tutte’ le parole di Gesù, e non soltanto qualcuna di queste parole, non solo quelle che piacciono a noi.

Questo ascolto si fa tutti insieme, non in modo individuale.

Si può fare, questo ascolto, solo nella Chiesa, anche se questo non avviene automaticamente. Quante volte anche noi cristiani non abbiamo ascoltato, abbiamo dimenticato, abbiamo nascosto le parole di Gesù e, magari, lo abbiamo fatto appellandoci a Lui!

Se noi ci lasciamo istruire dallo Spirito, se noi lasciamo che lo Spirito ci ‘ricordi’ tutto quello che Gesù ha detto, allora lo Spirito sarà la nostra consolazione, la nostra grazia, il nostro conforto: sarà il Paraclito.

Da qui il terzo modo della presenza di Gesù oggi nella Chiesa: il dono della pace: «vi lascio la pace, vi do la mia pace».

Non è una pace mondana, perché non ha origine da noi. Però è una pace che abita il mondo, perché si incarna nella storia degli uomini e delle donne di oggi, oltre ogni turbamento, oltre ogni timore, disorientamento, paura.

Qui possiamo ascoltare e lasciarci istruire dalla Parola degli Atti degli Apostoli.

È un momento drammatico della Chiesa. Ad Antiochia di Siria, fuori dalla Palestina, molti pagani si sono ‘convertiti’ alla ‘via’ del Vangelo. La comunità dei discepoli, oramai chiamati ‘cristiani’ si è allargata. È una bella comunità, una comunità in crescita, in espansione. È una comunità ‘giovane’, ricca di entusiasmo.

Ma … proprio questa crescita pone nuove domande, nuove questioni.

Una è la più radicale. Alcuni cristiani, appositamente venuti dalla Giudea, sono altamente insospettiti e anzi ostili contro i cristiani che provengono dal ‘paganesimo’. Questa è la loro accusa: «Se non vi fate circoncidere secondo l’usanza di Mosè, non potete essere salvati». In pratica, dicono questi giudeo-cristiani, per essere salvi occorre osservare tutte quanta la Legge di Mosè, con i suoi riti, le sue prescrizioni, i suoi obblighi, dalla circoncisione al sabato, alle mille leggi rituali.

Contro questi, Paolo e Barnaba «dissentivano e discutevano animatamente». Paolo e Barnaba non possono accettare che la salvezza stia nell’osservanza della legge! È una vera e propria spaccatura, una lacerazione nella Chiesa.

Anche oggi ci sono lacerazioni e rischi di spaccatura nella Chiesa: pensiamo a molte divisioni, alcune anche fomentate da cristiani che accusano il Papa di non essere fedele al Vangelo, oppure pensiamo anche alle divisioni politiche, che a volte spaccano i cristiani, ci dividono e allora, per evitare queste difficoltà, preferiamo non parlare mai di politica tra di noi.

Ecco, come ‘risolvono’ queste laceranti tensioni i cristiani di allora?

Decidono di affidarsi al giudizio degli apostoli, degli anziani, della Chiesa di Gerusalemme.

Le difficoltà si affrontano, altrimenti, se le ignoriamo, diventano sempre più profonde. Non spariscono, al contrario. È il metodo del dialogo, del confronto.

Alla fine, negli Atti, sarà Pietro, e poi Giacomo con lui, rappresentanti dell’area più ‘giudaica’, a indicare la linea, o meglio il criterio di soluzione per andare oltre le divisioni e le tensioni: «noi (invece) crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati, così come loro».

Non c’è altro modo per essere cristiano, comunità, se non quello di mettere al centro la grazia di Gesù. È questa la nostra salvezza. Di questa grazia noi oggi dobbiamo trovare i modi e le forme nella storia …

Allora, tutti hanno deciso – ed è stata una ‘svolta’ nella Chiesa, per fedeltà a Gesù – che i cristiani fossero ‘liberi’ dall’osservanza delle leggi giudaiche …

Oggi, anche noi, nell’unità della Chiesa, siamo chiamati a trovare le forme della testimonianza della grazia del Signore Gesù nella storia di oggi.

don Maurizio



L’Associazione LA PIETRA SCARTATA da anni accompagna e supporta le famiglie nella vocazione a prendersi cura dei bambini abbandonati o temporaneamente allontanati dalla propria famiglia, conservando o restituendo loro la dignità di figli, mentre si rende testimonianza dell’Amore di Dio nell’accoglienza familiare affidataria o adottiva, secondo il carisma proprio del sacramento matrimoniale, vissuto nell’ambito fecondo delle relazioni coniugali.


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