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Ogni gesto di accoglienza è un dono di vita che anche noi possiamo fare

9 agosto 2020. XIX domenica del tempo ordinario. Cristina Riccardi e Paolo Pellini de “La Pietra Scartata” commentano il passo del Vangelo secondo Matteo Mt 14, 22-33

Mt 14, 22-33


[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.

La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».

Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».

Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».

Gesù manda i discepoli da soli dall’altra parte del lago, congeda la gente a cui aveva dato insegnamenti e cibo. È probabilmente stanco e sale in montagna per potere pregare con calma e da solo. Cerca pace, riposo e ristoro.

Così anche noi, stanchi, sentiamo il desiderio di ritirarci dalle faccende quotidiane, cerchiamo silenzio, riposo, vacanza. ogni tanto anche per pregare.

Stiamo vivendo un periodo di vacanza, in un anno molto particolare per la pandemia in corso, un anno faticoso anche per chi non è stato direttamente colpito. Per chi può concedersele, sono vacanze meritate. Ma, quest’anno più che mai, non dovrebbero essere vacanze “vuote” ma sarebbe bello potessero essere piene di libertà.

Rispetto a questo, Giovanni Paolo II diceva: le vacanze “non devono essere viste come una semplice evasione, che impoverisce e disumanizza, ma come momenti qualificanti dell’esistenza stessa della persona. Interrompendo i ritmi quotidiani, che l’affaticano e la stancano fisicamente e spiritualmente, essa ha la possibilità di recuperare gli aspetti più profondi del vivere e dell’operare. Nei momenti di riposo e, in particolare, durante le ferie, l’uomo è invitato a prendere coscienza del fatto che il lavoro è un mezzo e non il fine della vita, ed ha la possibilità di scoprire la bellezza del silenzio come spazio nel quale ritrovare se stesso per aprirsi alla riconoscenza e alla preghiera. Gli è spontaneo allora considerare con occhi diversi la propria esistenza e quella degli altri: liberato dalle impellenti occupazioni quotidiane, egli ha modo di riscoprire la propria dimensione contemplativa, riconoscendo le tracce di Dio nella natura e soprattutto negli altri esseri umani. È un’esperienza, questa, che lo apre ad un’attenzione rinnovata verso le persone che gli sono vicino, a cominciare da quelle di famiglia” (Giovanni Paolo II, Angelus 21 luglio 1996).

Preghiera e contemplazione per riscoprire la bellezza della famiglia e dei nostri figli.

Da soli, è bello mettersi davanti a Dio, così, semplicemente, in atteggiamento di adorazione e di ascolto. In coppia è bello recitare insieme la liturgia delle ore. Sono questi, insieme alla Santa Messa, semplici momenti di ricarica spirituale. Essenziali, indispensabili, per continuare a spenderci a favore dei nostri figli, dei bambini “non figli” e delle famiglie in difficoltà. La preghiera è pura energia perché riporta all’origine di tutto, alla vita vera che si alimenta dell’amore della Trinità.

In realtà c’è un altro insegnamento evidente in questa pagina evangelica: nei momenti di difficoltà, possiamo contare con assoluta certezza sull’aiuto di Dio. Quando il lago è in tempesta, quando la nostra vita, materiale e spirituale, è in pericolo, non dobbiamo dubitare della presenza al nostro fianco di Gesù che ci dice: “Coraggio, sono io, non abbiate paura” (Mt 14,27).

Questo ce lo ripete ogni volta, se lo ascoltiamo mettendo da parte le nostre ansie, quando i nostri figli si ribellano, quando il bambino accolto ci sommerge di provocazioni e non ce la facciamo più, quando il bambino che sosteniamo a distanza sembra dover superare troppi ostacoli verso l’autonomia… quando la malattia entra nelle nostre famiglie, quando perdiamo il lavoro. Gesù continua a ripeterci: “Coraggio, sono io, non abbiate paura”. Parola di incoraggiamento, di consolazione, di comunione, che ci fa capire la necessità di affidarci a Lui, unico Signore e Maestro, nella preghiera che può darci l’energia di affrontare momenti critici.

Ma stiamo attenti a non fare come Pietro, il quale, dopo pochi passi sull’acqua, ha paura e rischia di annegare. Fidiamoci totalmente di Gesù, senza paura, allora sì potremo seguirlo anche nelle imprese più difficili, quando cammina sull’acqua, quando ordina al vento di calmarsi, quando riporta la pace in una situazione di disordine e minacciosa, quando ridà vita. Perché ogni gesto di accoglienza è un dono di vita che anche noi possiamo fare: accogliere e riconoscere un figlio è un dono di vita che ogni genitore può fare nel nome di Cristo.

La sfiducia ci fa sprofondare, la paura ci isola. L’affidarci al Signore potrebbe portarci anche nei luoghi più pericolosi, dove la morte sembra avere vinto sulla vita. Alcuni riescono a seguire Cristo persino in Siria, a Idlib, dove piovono e le bombe e i bambini hanno fame; ma anche con un apparentemente semplice Sostegno a Distanza, il Signore può condurci là con la mente e il cuore.

Ti preghiamo, Signore Gesù, di donarci la forza del Tuo Santo Spirito e, in abbondanza, la fede, perché ascoltiamo la Tua Parola e non le nostre paure. Ti ringraziamo, o Padre, di averci donato tuo figlio e ti preghiamo di inviare il Consolatore, con la sua forza, nei nostri cuori impauriti.

Cristina Riccardi e Paolo Pellini

La Pietra Scartata



L’Associazione LA PIETRA SCARTATA da anni accompagna e supporta le famiglie nella vocazione a prendersi cura dei bambini abbandonati o temporaneamente allontanati dalla propria famiglia, conservando o restituendo loro la dignità di figli, mentre si rende testimonianza dell’Amore di Dio nell’accoglienza familiare affidataria o adottiva, secondo il carisma proprio del sacramento matrimoniale, vissuto nell’ambito fecondo delle relazioni coniugali.


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