Salta al contenuto Skip to sidebar Skip to footer

Guardando alla “croce” dei nostri figli, dove c’è stato abbandono e rifiuto, possiamo riconoscere la via della salvezza

14 marzo 2021. IV domenica di Quaresima. Cristina e Ferdinando Carallo della comunità La Pietra Scartata regione Puglia, commentano il passo del Vangelo secondo Giovanni 3,14-21.

  Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 3,14-21)

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:

«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

 

 

Questa domenica tema centrale è la croce, segno della Misericordia di Dio.

Il dialogo tra Gesù e Nicodemo introduce il discorso sulla croce. Nicodemo era un fariseo e faceva parte del Sinedrio, cioè era tra quelli che avrebbe giudicato Gesù.

L’incontro tra Gesù e Nicodemo avviene di notte, la notte che è sinonimo di tenebra e di maleInfatti Giuda uscì dal cenacolo di notte e quando morì Gesù scese la tenebra sulla terra.

Nicodemo interroga Gesù e c’è un lungo e interessante dialogo dove Gesù riassume la storia della salvezza rievocando la figura di Mosè.

Nel deserto Mosè fabbricò un serpente di bronzo e lo innalzò su un palo, così che chiunque fosse stato morso, guardandolo, restasse in vita.

Quel serpente di bronzo è l’anticipazione della croce sulla quale fu immolato il Figlio di Dio, per la salvezza di tutti gli uomini.

L’innalzamento della croce è il segno e la condizione perché l’uomo possa elevarsi fino a Dio e con Lui, vivere da figlio, sperimentando l’amore del Padre.

La croce è la sapienza di chi ama, la potenza della misericordia che si rivela in Cristo redentore dell’uomo. Essa è una necessità dentro alla logica dell’amore. Dinanzi ad essa si ferma ogni ricerca, perché l’amore attende di essere amato cioè accolto e ricambiato.

Questa logica di un amore così alto nel suo donarsi, la troviamo nel bambino abbandonato. Quando noi, genitori adottivi, bisognosi di salvezza, perché uomini in cammino, abbiamo accolto e amato i nostri figli, abbiamo sperimentato la potenza della misericordia di Cristo, ma nello stesso tempo siamo stati rigenerati insieme ai nostri figli perché guardando alla loro “croce”, dove c’è stato abbandono e rifiuto, possiamo percorrere la salvezza riconoscendo che la promessa fatta da Dio ad ogni uomo, cioè di lasciarsi rigenerare da Lui, è stata compiuta ed è in continua evoluzione.

Cristina e Ferdinando Carallo

Comunità La Pietra Scartata regione Puglia,



L’Associazione LA PIETRA SCARTATA da anni accompagna e supporta le famiglie nella vocazione a prendersi cura dei bambini abbandonati o temporaneamente allontanati dalla propria famiglia, conservando o restituendo loro la dignità di figli, mentre si rende testimonianza dell’Amore di Dio nell’accoglienza familiare affidataria o adottiva, secondo il carisma proprio del sacramento matrimoniale, vissuto nell’ambito fecondo delle relazioni coniugali.


Sostieni anche tu questa nostra testimonianza e specifica missione, Dona ora
inserendo la causale "sostegno vocazione all’accoglienza familiare"..