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Lemà Sabactani, la rivista della teologia della adozione, dedica un numero speciale alla figura di Giuseppe, il padre adottivo di Gesù

Contributi di Maurizio Chiodi, professore ordinario di “Bioetica” presso il Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia; Alberto Cozzi, vicepreside della Facoltà Teologica di Milano; i biblisti Silvio Barbaglia e Davide Pezzoni; Marco Griffini, presidente de “La Pietra Scartata”


San Giuseppe, padre adottivo di Gesù, di cui ricorre la festa il 19 marzo, è una figura fondamentale per la Chiesa e ancor più per la comunità di famiglie adottive e affidatarie de ” La Pietra Scartata”. Non per nulla uno dei primi numeri di Lemà Sabactani, la sua rivista di approfondimento teologico e culturale che affronta le esperienze dell’abbandono e dell’accoglienza, è stata interamente dedicata al Santo cui Papa Francesco ha dedicato l’attuale anno fino all’8 dicembre 2021, a ricordo del 150esimo anniversario della dichiarazione a Patrono della Chiesa universale.
Il numero della rivista è il 6, risalente al 2010, ma vale la pena rileggere i suoi contenuti anche oggi, proprio nella ricorrenza della festa a lui dedicata. La rivista si può ordinare attraverso il sito AiBishop.
L’intento del fascicolo – come scrive il prof. Gianmario Fogliazza – “È osservare e contemplare Giuseppe, permettendo di interrogarci sulle dinamiche della sua relazione sponsale e paterna istituita con Maria e Gesù: Giuseppe può essere idoneamente indicato come “padre adottivo” di Gesù o la figura del “padre putativo” intende esaurire e sospendere ogni plausibile ulteriore comprensione?


L’esperienza dell’adozione e le sue specifiche caratteristiche appartengono alle dinamiche del rivelarsi di Dio in Gesù o ricercare e riconoscere nella Storia della Salvezza tale prospettiva conclude per essere esercizio inutile, arbitrario e fuorviante?

Con il desiderio di voler rintracciare i tratti essenziali dell’identità di Giuseppe, cogliere il senso del suo ruolo e le prospettive della sua funzione, i contributi ospitati intendono offrire un’ulteriore opportunità di riflessione e, riteniamo, nuove prospettive per accostare lo sposo di Maria e padre di Gesù: dalla puntuale lettura e comprensione della Parola di Dio alla caratteristiche proprie dell’esperienza adottiva, per verificare la plausibilità di intuire e svelare un distinto approccio all’identità di Giuseppe, ampliando il registro delle categorie sino ad oggi considerate, superando coraggiosamente ingenue semplificazioni, forzature o caricature sedimentate nel corso dei secoli.

Gli interventi all’interno della rivista

Marco Griffini, nel testo introduttivo (Giuseppe nel mistero dell’adozione), illustra le ragioni e le prospettive della considerazione della figura di Giuseppe compreso secondo le dinamiche proprie della spiritualità dell’adozione vissuta dalla prospettiva dei genitori adottivi, in particolar modo dai papà adottivi. Richiamando gli incontri del cammino spirituale sperimento dalle famiglie adottive dell’associazione (Gesù al vertice della sua passione; Maria ai piedi della croce), Griffini presenta l’incontro con Giuseppe come subito segnato da una richiesta a cui non intende sottrarsi: “vi prego, toglietemi dal mito nel quale mi hanno fatto precipitare!”. Dopo aver attraversato le notti di Giuseppe (le notti delle tribolazioni, delle domande, delle scelte, della dolcezza, delle fughe e delle angosce), Griffini propone la considerazione di cinque differenze osservabili tra quanto vissuto da Giuseppe e quello sperimentato da Maria. Un incontro che suggerisce la sempre più nitida percezione di essere di fronte ad un cammino adottivo: per Giuseppe non paiono compatibili altre subordinate soluzioni, ma l’assunzione di una responsabilità genitoriale, quella che oggi possiamo con chiarezza chiamare adottiva, che lo costituisce pienamente padre. Un’introduzione capace di stimolare la riflessione e di sollecitare una nuova comprensione dell’identità e della funzione di Giuseppe: un padre che accoglie e custodisce l’origine e la storia di suo figlio Gesù, per accompagnarlo alla consapevolezza della propria identità e prepararlo al suo futuro. Del silente Giuseppe, malgrado le misurate notizie che abbiamo di lui, non possono più essere sostenute parziali, distratte e frettolose comprensioni: al suo silenzio non dovrà più associarsi l’immagine dell’assente o del superfluo, poiché solo grazie a lui pare dischiudersi in tutta la sua portata la verità della scelta di Dio che desidera liberamente rivelarsi ed essere nella libertà accolto, assicurando a tale dinamica la coerenza delle relazioni umane e divine.

Lo studio (Giuseppe nelle relazioni parentali umano-divine) condotto da Silvio Barbaglia, presbitero della diocesi di Novara, biblista e docente di Scienze bibliche presso lo Studio teologico “San Gaudenzio” di Novara, propone un approccio alla figura di Giuseppe in grado di far scaturire, dal sistema di relazioni umane e divine che lo interessano, la sua identità quale “personaggio narrativo” così come reperibile nel brano dell’evangelista Matteo (Mt 1,18-25), un testo che da sempre ha fondamentalmente contribuito alla figurazione di Giuseppe. Barbaglia, nell’assumere l’intera opera narrativa di Matteo quale complessivo contesto semantico entro cui dedurre il quadro dei significati del testo considerato, raccoglie ed illustra alcuni sintomatici elementi che autorizzano la presentazione di Giuseppe come autentico padre adottivo di Gesù. Giuseppe, suggerisce Barbaglia, fu vero padre di Gesù in quanto l’accolse come figlio; nel contempo fu anche “eunuco per il regno dei cieli” capace di testimoniare una vita oltre la morte, in luogo di una discendenza che perpetuava la vita del padre sulla terra.

Anche il contributo di Davide Pezzoni (Le notti di Giuseppe) prende spunto dai pochi ma significativi versetti che l’evangelista Matteo compone per parlare di Giuseppe, per accompagnarci lungo i sogni di questo “uomo giusto”. Leggendo con una particolare prospettiva ciò che Giuseppe compie in silenzio, seguendo le indicazioni della Parola che nei sogni si rivela, Pezzoni da un lato sottolinea come la scelta di accogliere il Figlio dell’Altissimo come proprio figlio, evidenzi la consapevolezza di Giuseppe di essere chiamato a diventare padre adottivo di Gesù, dall’altro riflette su come sia rinvenibile nella consapevolezza di Gesù di essere il Messia, Figlio unico generato e amato dal Padre, la traccia di una cura amorevole ricevuta quotidianamente a contatto con l’umana paternità accolta con coraggio e sapienza da Giuseppe.

Alberto Cozzi, presbitero della diocesi di Milano, professore stabile presso la Facoltà Teologica di Milano di cui è vicepreside; dal 2011  preside dell’ISSR di Milano, nella riflessione che propone (La missione di Giuseppe. Se incarnazione e adozione si incontrano), non intende semplicemente accostare e interpretare Giuseppe come «padre adottivo» di Gesù ma verificare il significato dell’adozione alla luce del ruolo di Giuseppe nell’accogliere la nascita di Gesù da Maria. Il contributo considera le dinamiche della presenza di Dio mettendo in luce tre aspetti della vicenda di Giuseppe: la missione di «dare il nome»; il ritmo del compimento delle promesse tra novità e continuità e la «dilatazione dell’esperienza nel sogno»; il compito di «adottare Gesù». Cozzi propone un profilo di Giuseppe, colui che ha inserito nella continuità di una storia e nei legami familiari la inaudita novità del «Dio con noi», quale muto testimone della differenza di Gesù, da accogliere per la sua capacità di dischiudere nuovi orizzonti in grado di trasformare la storia, rifondano i legami familiari al di là della logica della parentela di carne.

A partire dalla figura di Giuseppe (La prova di Giuseppe, la crisi del padre e l’esperienza adottiva), Maurizio Chiodi, presbitero della diocesi di Bergamo, professore ordinario di “Bioetica” presso il Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia; nominato nel 2017 da papa Francesco Membro Ordinario della Pontificia Accademia per la Vita; professore stabile presso la Facoltà Teologica di Milano, propone una riflessione sulla questione della “crisi del padre” e della sua autorità nella cultura moderna occidentale prima di interrogarsi circa le opportunità e i rischi per l’accoglienza adottiva dal punto di vista del “padre”. Il contributo offre un itinerario articolato in quattro tappe. Una ricognizione dei tratti fondamentali dell’esperienza della “prova” nella Sacra Scrittura precede una ricostruzione dei tratti essenziali della crisi della figura del padre nella cultura contemporanea. Segue l’illustrazione della “necessità del padre”, attraverso una comprensione della qualità simbolica originaria della figura paterna. Il percorso termina con l’osservazione delle opportunità e dei rischi per la paternità adottiva: se la “crisi del padre” rende più difficile anche essere padri adottivi, tale crisi – sostiene Chiodi – apre anche delle opportunità nuove e forti.

Il presente numero, infine, nel riprendere e presentare due significativi eventi (il primo Forum panafricano sulle adozioni organizzato a Ouagadougou, Burkina Faso, nel dicembre del 2009 ed il primo Incontro Nazionale sulla Spiritualità dell’accoglienza e dell’adozione tenutosi a San Paolo del Brasile nell’aprile del 2010), ospita alcuni degli interventi in tali occasioni presentati, a testimonianza dell’attenzione e dell’intenzione di assicurare ai nostri lettori il contributo del confronto, della riflessione, della elaborazione e del dibattito che anche a livello internazionale viene a prodursi.



L’Associazione LA PIETRA SCARTATA da anni accompagna e supporta le famiglie nella vocazione a prendersi cura dei bambini abbandonati o temporaneamente allontanati dalla propria famiglia, conservando o restituendo loro la dignità di figli, mentre si rende testimonianza dell’Amore di Dio nell’accoglienza familiare affidataria o adottiva, secondo il carisma proprio del sacramento matrimoniale, vissuto nell’ambito fecondo delle relazioni coniugali.


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