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Giappone. A dieci anni dal terribile Tsunami, un uomo si immerge ogni settimana per cercare tracce di sua moglie

Un amore talmente grande che ha travalicato i confini del tempo e che alimenta le speranze dell’uomo, divenendo ragione di vita, perché Yuko era ed è l’amore della sua vita.

A dieci anni dal terribile terremoto di magnitudo 9 e dello tsunami che si è abbattuto sulle coste del Giappone, l’ 11 marzo 2011, togliendo la vita a  oltre 15.000 persone, sono ancora 2.500 le anime delle quali le acque dell’oceano non ha più restituito traccia, ma il loro ricordo rimane indelebile in chi le ha amate e che a distanza di così tanto tempo continua ancora a cercarle. Come Yasuo Takamatsu fa ancora per la sua Yuko.


Un amore talmente grande che ha travalicato i confini del tempo e che alimenta le speranze dell’uomo, divenendo ragione di vita, perché Yuko era ed è l’amore della sua vita.

In quel tragico 11 marzo, alle 14.46, ora locale, dal centro dell’Oceano Pacifico, a 30 km di profondità si scatenò l’inferno. La terra iniziò a tremare producendo onde talmente alte da superare palazzi e travolgere ad una velocità di 700 km orari tutto ciò che si presentava sul loro cammino. Non avendo pietà per le vite e per i sogni di felicità che spazzava via con la sua furia.

Yuko, quel giorno era a lavoro, in banca, nella città di Onagawa, borgo di pescatori, quando la terra cominciò a tremare e onde alte più di 10 metri iniziarono a correre follemente verso la terra ferma, travolgendo ogni cosa. La giovane donna e i suoi colleghi decisero di rifugiarsi sui tetti.

La paura era tanta, l’ultimo pensiero di Yuko fu per il suo Yasuo, chissà come stava, chissà se stava bene. Prese il  telefono e digitò un messaggio Voglio tornare a casa”.

Una supplica, una disperata richiesta d’aiuto. In quelle parole Yuko racchiuse tutta la consapevolezza della fine. “Voglio tornare a casa” pensava mentre quel muro d’acqua altissimo, minaccioso e roboante si avvicinava inghiottendo vite, sogni e speranze.

Avrà  guardato l’onda avvicinarsi trattenendo il respiro o avrà chiuso gli occhi sognando di trovarsi nuovamente a casa tra le braccia del suo Yasuo?

Da quel giorno l’uomo non ha mai smesso di cercarla, di inseguire un suo ricordo. Sette anni fa ha deciso di affrontare da solo il mare e così ha preso il brevetto da sub. Da allora sono già 500 le volte che si è tuffato in quelle fredde acque con la speranza di ritrovarla. Ogni volta riporta alla luce un pezzetto di vita di qualche anima rapita dalle onde, ma mai nulla che appartenga a lei.

Continuerà ad immergersi ancora e ancora, in quel mare che sembra accoglierlo tra le sue profondità, ma che ha rapito il suo bene più grande e geloso del suo tesoro non vuole rendergli nulla di lei indietro. Quelle stesse acque che sembrano così materne ma che quel giorno hanno spezzato il loro sogno di felicità travolgendo uomini e palazzi come formiche su gusci di noce.

Continuerò fino a che il mio corpo sarà in grado di farlo, fino a che i miei arti avranno forza di muoversi”, dice Yasuo, riporta il Corriere.it Le ha detto che voleva tornare a casa. La troverò e la riporterò da me”.

 

 

In copertina Yasou foto (Corriere della Sera)

 



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